Achtung Berlin 2018, festival del nuovo cinema berlinese - SPECIALE BERLINO CITTÀ CINEMATOGRAFICA

Lucia Chiarla mentre riceve il premio per il suo "Reise nach Jerusalem" - foto: Emilio Esbardo

di Emilio Esbardo 

– RIPROPONGO QUEST’ARTICOLO IN QUANTO FA PARTE DEL MIO SPECIALE BERLINO CITTÀ CINEMATOGRAFICA. INOLTRE, TRA UN PO’, AD APRILE VI TERRÀ LA NUOVA EDIZIONE DI ACHTUNG BERLIN. BUONA LETTURA –

Achtung Berlin, giunto alla quattordicesima stagione, è un festival dedicato al nuovo cinema berlinese e brandeburghese.


Quest’anno si è tenuto tra l’11 e il 18 aprile 2018; sono state presentate all’incirca 80 nuovi produzioni, che hanno spaziato dai documentari alle commedie, dalle biografie ai drammi, dai lungometraggi ai cortometraggi, dalle pellicole commerciali alle pellicole artisticamente più pretenziose dal budget ridotto ma dalla produzione indipendente. Tutti i film avevano in comune una produzione totale o parziale locata a Berlino o nel Brandeburgo. Erano presenti attori e registi famosi ma anche moltissimi artisti emergenti.

Anche quest’anno come nel 2017, è con un senso di stupore e di curiosità che io, a livello personale, ho partecipato alle numerose visioni di pellicole del festival, perché la maggioranza dei film, che ho visto, trattavano alcune delle tematiche più sentite a livello internazionale come la crisi economica ed esistenziale, l’incapacità di stare al mondo ed un senso di sfiducia e pessimismo nel futuro. In Achtung Berlin, i film hanno raccontato storie vere, genuine, lontane dalle “Hollywoodiate”, piene di effetti speciali, sparatorie ed esplosioni. Al centro non più i miliardari e quello sparuto nugolo di speculatori finanziari, vincitori del globalismo, bensì i “perdenti”. Il festival però non mi ha depresso anzi al contrario: lentamente tra le persone sta nascendo una nuova sensazione di speranza. I protagonisti delle pellicole sono sì sfiduciati, ma rispetto agli anni precedenti, sono riusciti ad elaborare la situazione e a comprendere che effettivamente “c’è qualcosa che non va nel mondo”. La gente ha finalmente intuito di essere stata emarginata nella cosiddetta microeconomia, contrapposta alla macroeconomia, a cui appartiene una élite, l’1% delle persone della terra, che possiede quasi tutti beni del nostro pianeta. La Consapevolezza è Potere e in tutto il globo si percepisce la voglia di ribellione e di riscatto.

Milton Welsh - foto: Emilio Esbardo

Autografi - foto: Emilio Esbardo

Non a caso a vincere il Festival è stato Reise nach Jerusalem della regista Lucia Chiarla.

La protagonista Alice, interpretata da Eva Löbau (premiata come Miglior Attrice), è una donna di 39 anni, single. La sua storia è simile a quella di molti tedeschi, che perso il lavoro campano grazie al sostegno statale e sprofondano in una spirale di eventi negativi dai quali non riescono più ad uscirne fuori. Il film racconta un tema non molto trattato in Germania, che non è affatto quel luogo paradisiaco e perfetto descritto dai media italiani. Basta un piccolo “incidente” per ritrovarsi ai margini della società. Alice, che affronta situazioni da “umore nero”, come la perdita di un dente prima di un colloquio, non si rassegna mai e mantiene un atteggiamento di dignità anche nei momenti peggiori. Infatti non rivelerà mai ai  genitori – che l’avrebbero aiutata – i suoi problemi, perché vuole farcela da sola. E in una sua battuta si evince il maggior desiderio dei tedeschi, giovani e meno giovani, di oggi: all’impiegata del centro per l’impiego, che vorrebbe farle seguire un altro corso di formazione, Alice risponde spontaneamente che l’unica cosa di cui avrebbe bisogno è un lavoro con cui potersi mantenere. È il desiderio di intere generazioni.

Spettatori in attesa del film Reise nach Jerusalem - foto: Emilio Esbardo

Al termine del film Reise nach Jerusalem - foto: Emilio Esbardo

Al termine del film Reise nach Jerusalem - foto: Emilio Esbardo

Il film Eingeimpft – Familie mit Nebenwirkungen (si potrebbe tradurre: Vaccinato – famiglia con effetti collaterali) tratta un altro argomento discusso a livello globale tra le popolazioni e che provoca forti dissapori tra genitori e non solo. La pellicola è una documentazione reale del regista David Sieveking, il quale racconta il radicale cambiamento avvenuto nella sua vita coniugale con Jessica de Rooij, dopo la nascita della figlia Zaria. I due, che fino ad allora avevano vissuto in perfetta armonia, iniziano a litigare quando la pediatra consiglia otto tipi di vaccini per la bambina. Jessica ha paura di possibili effetti collaterali, mentre David per le malattie alle quali Zaria potrebbe andare incontro. Jessica convince il marito, che sottovaluta il problema, ad affrontarlo professionalmente: ossia a realizzare un documentario. David, all’inizio delle sue ricerche, si rende conto che i dubbi di sua moglie sulla vaccinazione erano divenuti un tema di forte discussione nell’intero mondo occidentale: “Vaccinare o non vaccinare?” è una domanda che preoccupa non solo i genitori ma anche i ricercatori più rinomati.

Da tutto ciò ne uscirà fuori un documentario ben fatto che porterà David a viaggiare in lungo e in largo, anche al di fuori dei confini tedeschi.

Eingeimpft è un film che raccomando a tutti coloro i quali volessero approfondire il tema sulla vaccinazione e comprendere le conseguenze che ha nelle nostre società.

La colonna sonora è stata realizzata dalla stessa Jessica de Rooij, che lavora come compositrice per produzioni cinematografiche.

Nel film Wer hat eigentlich die Liebe erfunden? al centro vi è la perdita dell’amore, come suggerisce il titolo che si potrebbe tradurre: “Chi ha inventato l’amore?”. Corinna Harfouch interpreta la parte della protagonista Charlotte, il cui rapporto con il marito Paul (Karl Kranzkowski), dopo 37 anni si è lacerato. Nel film vengono trattati vari tipi di amore, che hanno sostituito quello tradizionale, basato e consolidato sul matrimonio; come, ad esempio, quello saffico di Alex (interpretata da Meret Becker). Charlotte si lascerà la quotidianità alle spalle, divenuta troppo soffocante per lei, e fuggirà con la nipote Jo (Annalee Ranft) verso il mare.

Corinna Harfouch e Karl Kranzkowski - foto: Emilio Esbardo

Corinna Harfouch, Kerstin Polte e Karl Kranzkowski del film Wer hat eigentlich die Liebe erfunden?, insieme ai due direttori del festival Sebastian Brose e Hajo Schaefer - foto: Emilio Esbardo

Corinna Harfouch, Kerstin-Polte e Karl Kranzkowski - foto: Emilio Esbardo

Nel film Deckname Jenny viene trattato un altro tema delicato a livello internazionale: l’emigrazione. Jenny e il suo gruppo di attivisti non vogliono più osservare, senza intervenire, i rifugiati chiusi in centri d’accoglienza in tutta Europa. Il padre di Jenny, che da giovane ha fatto parte delle sinistre rivoluzionare, compreso il progetto di sua figlia, tenta di dissuaderla dai suoi propositi.

Durante il festival vi sono stati però dei film molto più leggeri, delle commedie d’amore, che anche queste io trovo superiori alle produzioni “mainstream” di Hollywood.

Ad esempio: Maybe, Baby!, Breakdown in Tokyo, Zwei im Falschen Film.

Maybe, Baby! è il film di debutto alla regia dell’attrice berlinese Julia Becker. La protagonista Marie (interpretata dalla stessa Julia) è una donna sui 35 anni legata sentimentalmente a Sascha (Marc Benjamin Puch), con il quale ha pianificato di avere un figlio. Le prime scene però ingannano, proprio come il resto dei personaggi. Marie, infatti, quando esce di casa, corre tra le braccia del suo amante Lukas (Christian Natter). Grande è la sorpresa, quando Marie e Lukas, trascorrendo un weekend in una casa di montagna, incontrano casualmente Sascha insieme ad una donna di circa 50 anni Birgit (Charlotte Crome). Una commedia degli inganni e degli equivoci, dunque, che porta gli spettatori a ridere costantemente. Le situazioni sono per maggioranza divertenti e piene di umore. Non si scade quasi mai in scene patetiche o moraliste.

Breakdown in Tokyo racconta l’episodio avventuroso della vita del sessantenne regista Lászlo (interpretato da Zoltan Paul), che documenta il tour di suo figlio (Julian Adam Pajzs) e della sua band PeroPero in Giappone. Al suo fianco vi è sempre la compagna Emma (Clementina Hegewisch). Lászlo però cede alla tentazione di scappatelle erotiche con la manager dei concerti (Tomoko Inoue), la quale si innamorerà di lui e rovinerà sia il tour sia il legame tra il regista e Emma. Anche questa è una commedia molto piacevole.

Laura Lackmann durante la serata di premiazione - foto: Emilio Esbardo

Laura Lackmann durante l'inaugurazione del festival - foto: Emilio Esbardo

Laura Tonke e Marc Hosemann - foto: Emilio Esbardo

David Sieveking - foto: Emilio Esbardo

 

Benny Kimoto, Vartan Bassil, Mikel Roseman - foto: Emilio Esbardo

 

Jürgen R. Weber - foto: Emilio Esbardo

Hajo Schaefer e Paul Zoltan - foto: Emilio Esbardo

 

Paul Zoltan - foto: Emilio Esbardo

Tomoko Inoue - foto: Emilio Esbardo

Melanie Blocksdorf - foto: Emilio Esbardo

Murat Ünal - foto: Emilio Esbardo

Jonas Dassler - foto: Emilio Esbardo

Zwei im falschen Film racconta il rapporto tra Hans (Marc Hosemann) e Heinz (Laura Tonke): l’amore tra i due si è affievolito dopo otto anni. I veri problemi nascono quando sulla scena appare l’ex ragazzo di Heinz. La commedia è della regista Laura Lackmann, berlinese doc, classe 1979.

Termino questo articolo, recensendo il simpatico Hollywood-Türke, che nonostante il titolo ha a poco a che vedere con Hollywood e molto di più con l’Italia. Infatti il protagonista Alper, metà turco metà tedesco, con il sogno nel cassetto di diventare attore, si presenta ad una audizione di Sophie per un progetto video. Alper dichiara di essere italiano e di chiamarsi Alberto, poiché Sophie odia i turchi. Murat Ünal interpreta così due ruoli: quello del turco che recita la parte dell’italiano. Anche questa è una piacevole commedia con molti malintesi. Per me è stato divertente osservare come i turchi interpretano gli italiani.

L’appuntamento con Achtung Berlin è ad aprile 2019.

Martin Moeller - foto: Emilio Esbardo

Premio per la documentazione per il film Joe Boots - foto: Emilio Esbardo

Lilian Nix - foto: Emilio Esbardo

Riconoscimento a Kerstin Polte - foto: Emilio Esbardo

Il team di Reise nach Jerusalem - foto: Emilio Esbardo

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