Fotografia iPhone e Fotogiornalismo

Foto: Flohmarkt am Mauerpark Berlin – IPhone-Hipstamatic photography - © Marco Ristuccia

testo e foto: Marco Ristuccia

Negli ultimi tempi parecchie sono state le discussioni a proposito del destino del fotogiornalismo in rapporto al nuovo trend della fotografia cosiddetta “mobile”, cioè quella realizzata tramite un comune smartphone come l’iPhone di Apple. Con questo post vorrei aggiungere alcune considerazioni personali in merito alla questione.

Partirei certamente dal caso del Chicago Sun-Times, uno dei più importanti quotidiani statunitensi, che ha ulteriormente alimentato le polemiche già in corso. A fine Maggio 2013 la direzione del quotidiano ha infatti inaspettatamente deciso di chiudere l’intero dipartimento fotografico, licenziando in tronco ben 28 fotografi professionisti inseriti fino a quel momento a tempo pieno nell’organico della redazione. Lo scopo dichiarato dal management è stato quello di ridurre i costi attraverso l’ingaggio, alla bisogna, di fotografi freelance esterni e, soprattutto, mediante corsi di formazione all’utilizzo della fotografia cellulare per i giornalisti di redazione (che si ritrovano così a svolgere il doppio ruolo di scrittori e fotografi improvvisati).

La notizia, che ha avuto grande risalto ed è stata ripresa da parecchie testate giornalistiche internazionali, ha contribuito ad incrementare il già alto livello di confusione generale e ad alimentare le istintive paure all’interno del mondo della fotografia professionale. Già da tempo, infatti, i professionisti del settore lamentano il fatto che la fotografia amatoriale stia gradualmente attraversando il confine tra il campo privato e quello commerciale.

Alcune delle più comuni motivazioni da più parti addotte nel tentativo di interpretare questi fatti ricordano quelle qui di seguito elencate:

  • La crisi dell’editoria: col passare del tempo gli editori dispongono di margini e budget sempre più ridotti. Contemporaneamente i lettori si spostano dal mondo della carta stampata a quello del Web, dove l’informazione è più ampia, variegata e soprattutto più a buon mercato;
  • L’evoluzione tecnologica: con l’avvento della fotografia digitale e i software di foto ritocco chiunque oggi è in grado di ottenere immagini perfette da un punto di vista squisitamente tecnico (esposizione, colori, fuoco, ecc…);
  • La legge dei grandi numeri: grazie alla diffusione capillare e alla semplicità di utilizzo degli apparecchi fotografici digitali, qualunque evento accada nel mondo può essere “coperto” da persone comuni che si trovano già nei paraggi. E ciò ad un costo notevolmente inferiore rispetto a quello da sostenere per l’eventuale trasferta di un fotogiornalista. In più, un comune fotoamatore solitamente si dimostra più che felice di poter ammirare una propria foto sulle pagine di una rivista, senza neppure esigere per questo un adeguato compenso. Tutti questi fatti si tramutano in un forte incremento dell’offerta di mercato, e causano come inevitabile conseguenza l’abbassamento indiscriminato del valore commerciale dell’immagine fotografica.
Foto: Flohmarkt am Mauerpark Berlin – IPhone-Hipstamatic photography - © Marco Ristuccia

Foto: Flohmarkt am Mauerpark Berlin – IPhone-Hipstamatic photography - © Marco Ristuccia

I punti sopra citati rappresentano alcune delle principali motivazioni per cui quotidiani e riviste pensano di non aver più bisogno di un reparto di fotografi specializzati. Gli editori iniziano ad infrangere le storiche regole, l’implicito accordo che i due mondi, quello professionale e quello amatoriale, debbano rimanere compartimenti stagni completamente separati tra loro. Per l’editoria il fotogiornalismo professionale non paga più.

Il colpo di grazia sembra averlo dato l’avvento degli smartphone e dei software come Instagram o Hipstamatic, che aggiungono ulteriori importanti vantaggi, come ad esempio la portabilità, la “discrezione” e la possibilità di condividere al volo le immagini appena riprese. Personalmente ritengo che la chiave di tutto sia però da ricercare nella componente estetica. L’introduzione dei filtri fotografici e delle funzionalità di ritocco offerte dalle applicazioni sopra citate consente finalmente a chiunque di aggiungere alle proprie immagini effetti professionali di post-produzione, in modo veloce ed economico. Si tratta di un notevole passo avanti!

In tempi in cui chiunque ha accesso a più informazioni di quante il cervello stesso ne possa contenere, stiamo inevitabilmente diventando più superficiali. E’ una questione di sopravvivenza, leggiamo meno e guardiamo più immagini, perché esse hanno un maggior potere di sintesi. E’ sufficiente analizzare il modo in cui utilizziamo i social network come Facebook o Twitter per avere una precisa idea dell’approccio con cui oggi fruiamo delle informazioni.
Tuttavia, a causa dell’elevato numero d’immagini di cui ci “cibiamo” giornalmente, una fotografia deve possedere straordinarie doti di bellezza per poter aspirare a catturare l’attenzione del lettore per più di una frazione di secondo.
Ciò spiegherebbe fra l’altro perché molti reportage fotografici oggi sembrano concentrarsi più sull’aspetto della spettacolarità della post-produzione piuttosto che su quello della completezza, originalità e profondità della storia trattata.

Ecco dunque rivelato il motivo per cui la fotografia amatoriale, notoriamente concentrata più sull’aspetto estetico che su quello progettuale, sta entrando seriamente in competizione con quella professionale. La variopinta superficialità pare avere la meglio sull’approfondimento culturale. In effetti, tutta la società contemporanea, per lo meno quella occidentale, sembra fondamentalmente orientata verso questa direzione.

A causa degli odierni ritmi di vita le persone non dispongono più né del tempo né della concentrazione necessaria per leggere un reportage di tre o più pagine. Una manciata di belle fotografie e qualche riga di testo didascalico sono più che sufficienti. E poiché nelle società civili contemporanee la conoscenza viene percepita come un diritto universale, la sua fruizione deve costare poco o nulla, soprattutto se si tratta di semplice vezzo estetico.

Foto: Flohmarkt am Mauerpark  Berlin – IPhone-Hipstamatic photography - © Marco Ristuccia

Foto: Flohmarkt am Mauerpark Berlin – IPhone-Hipstamatic photography - © Marco Ristuccia

Troppi fotografi accusano l’era digitale di essere la causa della morte di una professione. Ma l’iPhone, così come qualunque altra fotocamera digitale o analogica, è solo il mezzo e non il fine. Non possiamo e non dobbiamo continuare a fissare la punta del dito invece di concentrare l’attenzione su ciò che esso indica.
La storia insegna che per sopravvivere occorre continuamente evolversi, adattarsi ai nuovi mezzi, trovare altri linguaggi e percorrere strade innovative. Già oggi importanti fotoreporter iniziano a riprendere e pubblicare reportage scattati interamente con uno smartphone, e la differenza di qualità nei confronti della fotografia amatoriale rimane, a mio parere, lampante.

Dall’altra parte, dovrebbe essere preciso compito e responsabilità del mondo dell’editoria quello di scovare formati di comunicazione moderni, veloci ed economici, che non penalizzino la qualità che solo i professionisti dell’immagine possono garantire.
I redattori dovrebbero dimostrare la competenza e il coraggio di scartare qualunque soggetto fotografico limiti il suo valore esclusivamente all’aspetto estetico senza possedere alcun contenuto realmente interessante.
Oltre ad avere obiettivi economici, infatti, i professionisti del settore giocano un ruolo fondamentale nell’educazione all’immagine. Se trasmessa in modo corretto e intelligente, la qualità sarà sempre premiata nel lungo termine. E tutti ne trarranno grande beneficio.

 

Per ulteriori approfondimenti :

  • Michael Christofer Brown è un fotogiornalista che utilizza la fotocamera del suo cellulare per realizzare i propri reportage. Durante il 2011 Brown ha documentato per oltre sei mesi la guerra in Libia utilizzando il suo smartphone, sfidando i canoni classici con cui vengono realizzati i reportage di guerra. Michael ha di recente ricevuto la nomination da parte di Magnum Photos e in un paio d’anni diventerà membro ufficiale della famosa agenzia fotografica. [in lingua inglese]

 

Nota dell’autore: questo articolo rappresenta la trasposizione in lingua italiana dell’originale “iPhone photography and Photojournalism” pubblicato sul mio blog fotografico “The light beam”. Sono l’autore sia dell’originale che della traduzione.

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