“Ora siamo zingari” - concerto di Alexander Hacke e Danielle de Picciotto: due artisti che hanno profondamente influenzato la scena artistica berlinese

Alexander Hacke - Foto: Emilio Esbardo

Riproponiamo gli articoli del Festival di Letteratura Internazionale 2013. Tra un po’ inizierà la nuova edizione del 2014.

Alexander Hacke e Danielle de Picciotto hanno concluso la serata dedicata al fumetto organizzata dal Festival di Letteratura Internazionale di Berlino 2013, rappresentando musicalmente e visivamente il Romanzo Grafico della stessa Danielle de Picciotto “We are Gypsies now” (“Ora siamo zingari”).

È stata una serata fatta di note e di disegni proiettati su uno schermo gigantesco.

Non ci si poteva aspettare altro, giacché entrambi sono personalità poliedriche cresciute artisticamente negli anni ottanta e novanta a Berlino, famosa allora per la scena sperimentale.

Alexander Hacke, classe 1965, è divenuto famoso con il gruppo musicale Einstürzende Neubauten, conosciuto a livello internazionale, con il quale ha iniziato a suonare alla tenera età di 14 anni come bassista. Successivamente sono susseguite collaborazioni con nomi di cantanti e di band di spicco come l’italiana Gianna Nannini e gli australiani Crime and the City Solution. 


Alexander Hacke ha realizzato colonne sonore per produzioni teatrali e cinematografiche. Ha lavorato assieme al regista Fatih Akin, per il quale ha scritto la musica del film di successo “Gegen die Wand”. Inoltre ha ottenuto molte parti come attore.

Danielle de Picciotto è nata il 1965 negli Stati Uniti. Il suo nome è legato alla Love Parade, la più grande festa all’aperto in tutto mondo, fondata da lei negli anni novanta con il suo ex compagno Dr. Motte, che il nuovo Berlinese ha intervistato in passato.

Da illustratrice, pittrice, curatrice e artista visuale, ha plasmato la scena underground degli anni novanta dell’appena riunificata metropoli tedesca. Ha cantato per la Band Space Cowboys ed è stata l’ideatrice di “Ocean Club”, un foro di arte e musica, e della galleria “Das Institut”.

Danielle de Picciotto - Foto: Emilio Esbardo

Tutte queste esperienze sono state immortalate nel suo libro autobiografico “The Beauty of Transgressions”, pubblicato nel 2012.

Nel 2010 Hacke ha intrapreso con De Picciotto, con la quale è sposato dal 2006, un giro per il mondo che è stato documentato dai disegni di Danielle, che mostrano le loro tappe principali e i personaggi da loro incontrati. Hanno vagato per le città statunitensi, visitato il Messico ed hanno sostato in numerose città europee. I disegni di Danielle de Picciotto compongono il titolo del libro “We are Gypsies now – Der Weg ins Ungewisse” (Ora siamo zingari – un viaggio nell’ignoto).


Il libro, oltre a documentare la loro vita in pellegrinaggio, parla anche del coraggio di prendere una tale decisione. A tal proposito, niente può essere più azzeccato del sottotitolo della serata del Festival di Letteratura Internazionale: “Un diario grafico sul coraggio di divenire zingari”.

Nella sala principale del festival, in una calda serata settembrina, Danielle de Picciotto, accompagnata dalle note di suo marito, ha raccontato la loro repentina decisione di intraprendere un viaggio nell’ignoto, nella totale incertezza di ciò che sarebbe accaduto.

Copertina del libro

La loro era divenuta una vita monotona e troppo borghese per il loro carattere: erano entrati nel circolo vizioso di ipoteche da pagare e di contratti da rispettare, per poter mantenere l’alto livello di vita a cui si erano abituati. Hanno capito che c’era qualcosa che non andava quando hanno realizzato che trascorrevano il loro tempo libero guardando ogni sera la serie televisiva americana “The Wire”.

Hanno venduto la loro casa e rispettato gli ultimi impegni, tra cui un tour con gli Einstürzende Neubaute. Poi hanno iniziato la loro vita sulla strada. Hanno pellegrinato in luoghi geografici totalmente differenti, tra tempeste di neve e sabbia del deserto e conosciuto persone di ogni genere.

“Non eravamo né adolescenti né hippies. Eravamo adulti ed abbiamo rinunciato a tutto ciò che avevamo ottenuto con grandi sacrifici”, ha spiegato Danielle de Picciotto, “Essere nomadi significa lavoro. Più lavoro come non mai”.

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