Incontro con Erri De Luca a Berlino

di Redazione

Il 29 marzo presso l’Istituto di Cultura Italiano, si è tenuto l’incontro con Erri de Luca. Ad introdurre l’ospite è stato il direttore dell’Istituto Aldo Venturelli, che si è detto contento di accogliere uno scrittore che apprezza tantissimo. Di fronte ad un numeroso pubblico, misto d’italiani e di tedeschi, coadiuvato da un bravissimo interprete, Erri De Luca ha raccontato sprazzi della sua vita: “Sono nato in un posto del Mediterraneo, dove c’è la presenza di un vulcano catastrofico. Il carattere di quel luogo non dipende né dalla storia né dalla geografia ma dalla geologia… 

 … un popolo che si piazza sopra un suolo sismico gioca d’azzardo. E sviluppa perciò un sistema nervoso simile ad altri popoli sismici. Abbiamo un sistema nervoso simile a quello dei cileni, dei giapponesi e ai valdostani (…). Abbiamo in comune la valigia pronta accanto al letto, uno sguardo continuo e distratto verso la lampada del soffitto. In più la città ha la più alta densità abitativa d’Europa. Eravamo fitti e numerosi, malgrado tutte le emorragie dovute alle emigrazioni”.

Erri De Luca presso l'Istituto di Cultura italiano a Berlino - Foto: Emilio Esbardo

La vita di Erri De Luca, considerato uno dei più importanti scrittori e poeti italiani contemporanei, è ricca di avvenimenti. Nato a Napoli a maggio del 1950, si trasferisce a Roma, dove aderisce al Gruppo di Agitazione Operai e Studenti, che sfocerà poi in Lotta Continua. Ha svolto distinti mestieri, è stato muratore, camionista, operaio qualificato, magazziniere, traduttore. Da autodidatta ha appreso lingue straniere, traducendo dall’ebraico antico alcuni testi della Bibbia. Il suo primo romanzo è stato pubblicato quando Erri aveva quasi raggiunto la soglia dei quarant’anni. D’allora, i suoi libri sono stati tradotti in inglese, spagnolo e francese.

De Luca ha ricevuto numerosi premi tra i quali France Culture. Attualmente scrive per vari quotidiani nazionali come Il Corriere della Sera, La Repubblica e L’Avvenire.

Il mestiere di muratore ha segnato fortemente la vita di Erri De Luca. Anche i libri hanno giocato un ruolo fondamentale sin da quando era bambino, come ha raccontato lui stesso: “la nostra pietra con cui si fanno le case è il tufo, una pietra vulcanica. Io ho fatto il muratore per una ventina d’anni. E i muratori costruiscono i muri. I muri servono a separare. Il tufo non vuole separare. E dunque fa passare tutto quello che si dovrebbe tenere separato. Faceva sentire tutto quello che succedeva nella stanza, quello che succedeva nel piano di sotto, nel piano di sopra, nel palazzo di fronte, nel cortile, in strada. Allora uno che nasce in quel posto o si adatta o si rovina. Io ho fatto una variante, perché sono cresciuto in uno stanzino pieno di libri. E la prima cosa che ho saputo dei libri è che sono un magnifico materiale isolante. Quella era la stanza più silenziosa di Napoli. Dunque mi sono affezionato ai libri. Io sono cresciuto napoletano, la mia lingua madre è il napoletano, ma dal chiasso del napoletano mi sono difeso con i libri in italiano. L’italiano era una lingua perfetta, se ne stava zitta e muta dentro i libri. Non erano i libri di un bambino. Erano quelli di mio padre, che erano numerosi”.

Erri De Luca nella sua poliedricità si è dedicato anche all’alpinismo e all’arrampicata sportiva. Nel suo libro “Sulla traccia di Nives” racconta la sua avventura himalayana con Nives Meroi. Nel 2003, inoltre, è stato attore nel film “L’isola” di Costanza Quatriglio.

Erri De Luca presso l'Istituto di Cultura italiano a Berlino - Foto: Emilio Esbardo

Erri De Luca, prima di congedarsi tra i forti applausi del pubblico presente in sala, ha terminato il suo discorso in questa maniera: “le storie che scrivo non sono quelle di uno scrittore, che inventa la vicenda, i personaggi, una trama. Io prendo persone della vita svolta, del passato e ci sto di nuovo insieme mentre scrivo. Non invento storie, approfitto della vita svolta. Dunque come autore non sono granché. Sono piuttosto un redattore di storie. Comunque approfitto volentieri del diritto d’autore. Dovrei spartire la metà con sua signoria la vita. Le mie storie sono biografiche perché ci stanno dentro storie di altre persone”.


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