Intervista a Clara Scapecchi

Clara Scapecchi in arte “Desda” è una Graphic designer e pittrice nata ad Arezzo nel 1981. Figlia di padre fiorentino e di madre del Madagascar, con il nonno materno giapponese, ha trascorso parte della sua infanzia nell’isola del Madagascar e nelle isole Comore, prima di tornare in Italia. Ha vissuto qualche anno a Monte San Savino e successivamente a Cortona dove ha frequentato le superiori. Dopo un anno di studi alla facoltà di psicologia di Firenze ha deciso di abbandonare tutto per seguire una sua grande passione: la grafica pubblicitaria.

Nel 2001 si trasferisce a Roma e s’iscrive all’istituto Pantheon Design e Technology.
Terminato il suo corso ha lavorato per diverse agenzie pubblicitarie curando anche lavori importanti come campagne elettorali e la campagna pubblicitaria per la mostra del Caravaggio nel 2007, un grande evento mediatico. Nel 2010 si trasferisce a Londra per immergersi nella coinvolgente scena artistica inglese. Qui si dedica a visitare musei, gallerie e spazi espositivi della capitale britannica.

Il passo successivo in questo percorso non poteva che essere Berlino, una città dove si respira arte e design ovunque. Qui oltre a proseguire i suoi lavori e studi di grafica, coltiva una nuova passione, quella per la pittura, in essa ha trovato un nuovo modo di esprimere la propria essenza. Questo è un periodo in cui è forte il desiderio di dedicarsi sempre più alla pittura come modo per riuscire ad arrivare attraverso le sue tele alla sensibilità delle persone.

Ho incontrato Clara a casa sua per un’intervista, dove ha anche posato per me per un servizio fotografico insieme al suo cagnolino.

Quando hai iniziato a dipingere e perché?


Ho cominciato a dipingere da poco più di un anno e i motivi credo siano veramente tanti. Premetto che fin da bambina dopo il mio rientro dall’Africa, sono sempre stata circondata da stimoli artistici, frequentando spessissimo casa dei miei zii, a Cortona in provincia di Arezzo, un luogo che considero speciale, fuori dal tempo e dallo spazio, un piccolo rifugio dell’anima, dove si poteva respirare l’odore dei libri antichi di mio zio e dei tantissimi cataloghi d’arte che amavo sfogliare incuriosita. Le pareti erano piene di quadri (che loro amano collezionare da una vita) e ricordo le belle cene d’estate con i loro amici artisti che osservavo ed ascoltavo con grande ammirazione, tra questi c’erano anche dei tedeschi. Da piccola amavo tantissimo disegnare, su qualsiasi superficie! Ricordo che una volta dipinsi la mia stanza tutta di giallo perché desideravo omaggiare Van Gogh, trovavo i gialli di alcuni suoi dipinti bellissimi, ma il risultato non fu dei migliori e praticamente in quella stanza non ci potevo più dormire! A scuola i miei quaderni erano oggetto di curiosità per professori e compagni in quanto erano pieni di elementi coloratissimi, sono riuscita a farmi perdonare anche il fatto che non prendevo mai gli appunti che avrei dovuto prendere! Crescendo però ho fatto un altro tipo di percorso, appassionandomi alla grafica pubblicitaria e decidendo di trasferirmi a Roma per poter frequentare l’Accademia Multimediale Pahtheon. Ma dopo svariati anni la mia indole è emersa nuovamente e sono entusiasta di questo perché ho scoperto che dipingere è liberatorio.

A quali artisti t’ispiri?

Sono talmente tanti gli artisti che ammiro per le belle sensazioni regalatemi che elencarli tutti sarebbe un problema, ma posso dire che per la mia pittura mi sono ispirata spesso ai bellissimi colli lunghi di Modigliani, i colori sgargianti di Kandinsky e l’intensità dei tratti dei quadri di Frida Khalo, alla quale ho dedicato una serie di dipinti. Anche la musica è una mia grande forma d’ispirazione, non dipingo mai senza un sottofondo musicale di Miriam Makeba o Cesaria Evora.

Ti è mai capitato un blocco artistico?

Purtroppo sì, dico purtroppo perché è una condizione mentale che non amo provare, però credo anche che questi momenti siano di grande importanza perché è come se la tua opera ti stesse parlando e ti dicesse: – Hey! Non fossilizzarti qui davanti, esci, fai una passeggiata, goditi la città, comunica con le persone, poi torna e raccontami quello che hai visto, dipingilo! – Credo che imporsi dei tempi o delle linee ben definite condizioni negativamente il proprio lavoro, diventando una cosa forzata e innaturale, quindi reputo che certe volte sia meglio cercare degli stimoli esterni, il mondo ha talmente tanto da offrirci che sta a noi saper cogliere i suoi messaggi.

Quante mostre hai organizzato a Berlino?


Fin’ora ci sono state due mie mostre a Berlino, la prima nell’Ottobre del 2011 presso “La Melograna” nella Gryphius Strasse, mostra che sarebbe dovuta durare un mese ma poi i miei quadri furono talmente apprezzati che venne posticipata anche per tutto il mese di Novembre. Per me è stata una grandissima soddisfazione personale e professionale. La seconda mostra invece si è tenuta presso “il Caffè degli Artisti” nella Fidicin Strasse. Ho esposto le mie tele per un mese e anche in questo caso posso dire di potermi considerare soddisfatta sia per l’affluenza di visitatori, sia per gli apprezzamenti e incoraggiamenti ricevuti a continuare questo mio percorso artistico, che senza dubbio non si ferma qui, anzi cresce ulteriormente il desiderio di voler fare sempre di più e sempre meglio.

Pensi che sia più facile lavorare a Berlino come artista? Secondo te, qual è la differenza con l’Italia?


Se devo essere sincera penso che per me sia prematuro fare questo tipo di confronto, in quanto sono entrata da poco a far parte di questo mondo e non penso di essere in grado di poter fare un paragone. Senza dubbio però posso dire che l’arte in questa città sembra essere accessibile a tutti, anche gli eventi e le mostre sono di gran lunga più frequenti. E tra i tantissimi eventi che questa città offre, è raro che qualcuno non trovi qualcosa di adatto ai propri gusti e alle proprie tasche. Ho potuto notare che molti artisti italiani cercano la possibilità di poter esporre all’estero. Credo che il motivo sia che in Italia ci sia ancora una visione un po’ antiquata dell’arte, e le giovani, fresche ed innovative forme d’espressione artistica non vengono comprese a pieno. Però a dire il vero, non mi dispiacerebbe un giorno poter esporre anche in Italia, magari nella mia città.

Il tuo lavoro di grafica ha influenzato anche il tuo lavoro di pittrice?


Anche se inizialmente cercavo di separare le due cose, non nego che spesso nei miei dipinti si riescono a percepire elementi che si avvicinano alla grafica. Penso che sia inevitabile quando per anni si ha avuto una certa impostazione, però penso che questo connubio risulti interessante e senza dubbio al passo con i tempi.

La città t’influenza nel tuo lavoro?

Tutti i posti che ho avuto modo di visitare e di vivere come l’isola del Madagascar, hanno influenzato il mio essere come persona e come artista ed hanno senza dubbio influenzato il mio lavoro, la scelta dei colori e delle forme. Ad oggi posso dire che anche Berlino vive dentro di me, è una città talmente piena di stimoli artistici e creativi che è difficile restarne indifferenti. Proprio in questo momento sto realizzando un dipinto ispirato alla vita quotidiana di questa città fatta di mezzi pubblici e artisti di strada.

Quali temi tratti principalmente nelle tue opere?


Finora il tema principale che accomuna i miei quadri (oltre all’uso di tantissimi colori) è senza dubbio la donna, sono sempre stata affascinata dalla figura femminile e dal nostro complesso modo di essere ed esistere. Ho avuto modo di conoscere donne “deboli” ma che a un certo punto della loro vita hanno saputo tirar fuori una grandissima forza, oppure al contrario donne tutte d’un pezzo, fortissime che nel loro percorso hanno perso quella forza diventando fragili e vulnerabili. Ho ritratto quelle figure che o per un motivo o per un altro mi hanno colpito e sono state oggetto di molte mie riflessioni.

Da dove e quando nasce la tua passione per il colore?

Mi sento di dire quasi con totale certezza che questa mia passione per il colore è nata quando ero piccola e vivevo con la mia famiglia in quell’isola dell’oceano indiano, il Madagascar. Un posto veramente magico e misterioso dall’eccezionale biodiversità. Ed in questo paradiso naturale ho potuto scorazzare tra foreste piene di fiori, piante e giocare con animali che solo in quest’isola e da nessun’altra parte del mondo esistono. L’eredità che mi ha lasciato quest’isola sono i ricordi, ricordi colorati e profumati che cerco di imprimere nelle mie tele e trasmettere a chi le osserva.

Stai per aprire un tuo atelier a Berlino. Potresti raccontarci qualcosa in più di questo tuo progetto?

Esattamente, fra non molto nascerà un nuovo Atelier sulla Helmholtz Strasse nel quartiere di Charlottenburg. Questo progetto nasce dall’unione delle forze e di un paio di sogni nel cassetto miei e del mio compagno a voler realizzare qualcosa di speciale. L’atelier sarà destinato oltre che ad accogliere la mia mostra permanente, anche per dare la possibilità a giovani artisti di qualsiasi nazionalità di esporre gratuitamente le loro opere. Credo sia importante incoraggiare i giovani a perseguire i loro sogni, a coltivarli e rispettarli, per questo non vediamo l’ora di poter aprire una nuova porta.

di Emilio Esbardo 

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