Tra le 16 squadre qualificate alla 6^ edizione del Campionato Mondiale di Calcio Femminile – svoltasi dal 26 giugno al 17 luglio 2011 in Germania – non abbiamo potuto vantare la presenza dell’Italia.
In un mondo che conta ben 400.000 calciatrici, alle quali perfino la Panini ha dedicato l’ennesimo album di figurine (!), ci chiediamo come mai nel nostro paese questo sport non sia (ancora?) decollato…
ITALIA “CENERENTOLA”
Si è espresso così Fulvio Bianchi – giornalista di Repubblica – nel descrivere la risonanza nel nostro paese del calcio femminile, inducendoci a riflettere sui perché, dal momento che questo sport in Italia è così importante e che in tutto il mondo la versione “in rosa” è decisamente esplosa.
Vani sono stati i tentativi del Presidente della Lega Dilettanti e Vicepresidente vicario della FIGC – Carlo Tavecchio – di dare maggiore consistenza alla divisione calcio femminile trasformandola in un dipartimento, poiché ha trovato l’ostruzionismo del Sindacato Calciatori e dell’Assoallenatori.
Nominato attualmente commissario nell’ultimo consiglio federale, Tavecchio vorrebbe riprovarci coinvolgendo i grandi club (Inter, Milan, Juve, etc.) ad avere una propria squadra femminile, e creando una serie A d’elite, una Premier League stile Nba, con il numero chiuso e con poche squadre. Un campionato del genere costerebbe intorno ai 500.000 euro a club, ma avrebbe un grosso ritorno d’immagine.
Poi dopo la Premier League, sorgerebbero una A-1, una A-2 e una B, cercando di coinvolgere i media e gli sponsor… Riuscirà nell’impresa? La triste logica che sottende tutto è dunque sempre la stessa, quella economica?
IL VELO CHE ESCLUDE
Sebbene il calcio in gran parte dei paesi del mondo arabo sia considerato uno sport molto importante, le giocatrici femminili islamiche subiscono il divieto della Fifa a partecipare ai Campionati Mondiali o alle Olimpiadi, in quanto i dettami islamici, secondo cui le donne devono giocare con lo Hijab (abbigliamento che copre tutto il corpo eccetto il viso) cozzano contro i regolamenti, che vietano l’esibizione di qualsiasi simbolo politico e religioso.
Emblematico il pianto delle giocatrici iraniane dopo la sconfitta a tavolino contro la Giordania, per le qualificazioni alle prossime Olimpiadi 2012 a Londra, perché, invitate dal consiglio arbitrale ad indossare una normale divisa, si sono viste costrette a rifiutare.
CURIOSITA’ DELL’EDIZIONE 2011
Poco prima dell’inizio della competizione mondiale, la FIFA ha estromesso due “giocatrici”, Bilguissa Simporé e Salimata Simporé, della Nazionale di Calcio Femminile della Guinea Equatoriale, perché rivelatesi non essere sorelle bensì dei maschi. Durante i mondiali, l’allenatrice Eucharia Uche della Nazionale Nigeriana ha affermato di aver intrapreso una pesonale battaglia contro le calciatrici omosessuali, cacciandole dalla rosa della sua squadra. La Fifa ha duramente condannato queste dichiarazioni omofobe.
di Barbara La Cecilia
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