di Emilio Esbardo
Il 20 dicembre 1955 la Repubblica federale e l’Italia firmarono l’accordo bilaterale per il reclutamento e il collocamento di manodopera italiana nella Germania ovest. Grazie a questo trattato molti connazionali hanno avuto la possibilità di emigrare per migliorare la propria condizione sociale.
Gli italiani furono tra i primi cosiddetti “lavoratori ospiti” che giunsero in Germania, dove vi era una forte richiesta di manodopera.
Il 7 dicembre 2015, in Cancelleria a Berlino, Angela Merkel, insieme al ministro per l’integrazione Aydan Özoğuz, ha ricordato questo importantissimo evento. Tra gli ospiti, oltre all’Ambasciatore d’Italia Pietro Benassi e alla deputata Laura Garavini, vi era anche il novantacinquenne Donato Pollice, originario di Verona, tra i primi a trasferirsi in Germania e precisamente a Baden-Baden nel 1960.
La Germania deve molto a persone come Donato Pollice ed Angela Merkel lo ha riconosciuto pubblicamente – “hanno raggiunto risultati eccezionali per se stessi e per la nostra comunità. La loro influenza ci ha reso più emotivi e meno rigidi” – ha affermato.
Secondo Merkel, senza il contributo degli stranieri, il miracolo economico tedesco non sarebbe stato probabilmente possibile, sottolineando che l’immigrazione è sempre un fatto positivo, una grande risorsa.

Lavoratori ospiti italiani presso la Volkswagen a Wolfsburg nel 1973 - foto: Bundesarchiv, B 145 Bild-F038815-0012 / Schaack, Lothar / CC-BY-SA 3.0
Sia la Cancelliera sia Özoğuz hanno ammesso che vi sono state delle pecche da parte dei governi tedeschi, che a lungo non hanno compreso l’importanza di offrire corsi di integrazione e di lingua agli stranieri. All’inizio dell’accordo nel 1955, si pensava che i “lavoratori ospiti” sarebbero rimasti per pochi anni e che sarebbero ritornati nelle loro terre di origine. Gli immigrati, soprattutto italiani, prima, spagnoli e turchi poi, hanno invece messo radice sul suolo tedesco. Oggi si contano qualcosa come 16,5 milioni di cittadini tedeschi con un background migratorio.
Il primo a riconoscere che la Germania era divenuta terra d’immigrazione e che bisognava adeguare la politica alla nuova situazione è stato, fine anni ’70, Helmut Schmidt (da poco deceduto e citato più volte da Angela Merkel).

All’interno degli appartamenti per famiglie di lavoratori ospiti italiani presso la Volkswagen a Wolfsburg - foto: Bundesarchiv, B 145 Bild-F040747-0009 / Schaack, Lothar / CC-BY-SA 3.0
Oggi si è giunti alla terza generazione di “italo-tedeschi”. Secondo le statistiche ufficiali, nel 2013, vi erano 783.000 persone di origini italiane in Germania.
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