I suoni

Suoni di terra - Foto: Andrea Bove / Wikimedia Commons

di Michela Buono

Oggi è un’eccezione poter udire qualche suono immersi, come siamo, nel rumore assordante delle nostre città. Anche nelle nostre case siamo bombardati da rumori di vario genere, dagli elettrodomestici di tutti i tipi, alle grida dei bambini e così via.


Sottolineerei il fatto che il nostro udito non è mai stato “educato” ad ascoltare certi suoni, per esempio il canto di un uccellino appena svegli o quello di una civetta prima di addormentarsi. Per “educazione” intendo quella determinata sensibilità uditiva che, si impara soprattutto da piccoli e che consente di sentire anche il più piccolo suono in mezzo al traffico. Chi vive nelle campagne è senz’altro più favorito rispetto a noi, perché riesce a distinguere l’avvicinarsi di un animale rispetto a un altro, al contrario di noi gente di città, che non sappiamo distinguere un canarino da un passero. 

Ci sono persone che riescono a concentrarsi solo su ciò che vogliono sentire, eliminando tutto il resto, trovo sia affascinante questa sorta di “astrazione”, perché consente di godere appieno di determinate armonie che altrimenti non verrebbero percepite. Senza dubbio i nostri sensi si sono molto assopiti in questi ultimi due secoli, l’avvento della tecnologia con tutto ciò che ne consegue, ha creato un mondo pieno di rumori al quale, purtroppo, ci siamo abituati. Eppure credo che sarebbe facile ritornare a “sentire” come i nostri antenati, non mi riferisco solo all’udito ma, anche, ad un “sentire” fisico legato ad esempio, al cambio del tempo atmosferico, quella sensazione di “bagnato” che si percepisce quando è in arrivo un temporale.

L’udito, la vista ed anche tutti gli altri sensi entrano in gioco nel “sentire”, certo in modi diversi, ma fanno parte di un percepire al quale non si presta interesse. Trovo che la pioggia abbia un suono ritmico e costante anche quando è forte, la neve stessa quando si posa ci “avverte” con un leggerissimo tocco che è più facile da udire quando ve ne è tanta. I suoni sono ovunque, persino il silenzio può diventare “assordante”, per chi non vi è abituato. Forse è proprio questo che l’uomo moderno ha cercato di evitare, rimanere nel silenzio avrebbe significato essere soli con se stessi e dare sfogo ai propri pensieri. C’è però un momento nel quale bisogna dar voce alla nostra anima, cosa talmente difficile da fare che abbiamo bisogno di una spinta esterna per trovare il coraggio. 

Mi sembra difficile che il rumore posa aiutare piuttosto è un modo per ritardare la nostra apertura interiore. Mi piace pensare che l’anima canti e che spesso ciò si traduca in una preghiera affinché venga ascoltata. Anche il corpo umano ha dei suoni, basti pensare al cuore che batte ritmicamente, chissà cosa accadrebbe se anima e corpo “coincidessero” in un unico canto, forse si creerebbero delle armonie mai udite prima. 

Di esempi sui suoni ve ne sono un’infinità, dalle dune “cantanti” nel deserto alle onde del mare, dalle foglie degli alberi che cadono al crepitio del fuoco nel camino e così via. Ognuno di essi ha delle particolarità talmente caratteristiche che rendono unica la natura del suono e, che, potrebbe essere percepita anche ad occhi chiusi. Se consideriamo il rumore come l’opposto di quanto scritto finora, è difficile immaginare come sia stato possibile abituarci a questa confusione esistente nelle nostre vite. Tornare ad una società in cui la natura era la protagonista potrebbe essere difficile da ottenere, si potrebbe però cercare di eliminare il rumore superfluo creando un ambiente a noi più favorevole. 

I rapporti tra le persone migliorerebbero e vi sarebbe meno stress e più ascolto. Abituiamoci a pensare che oltre al rumore vi sono dei suoni, sempre presenti, che per migliaia di anni l’uomo ha udito e considerato normali. Riprendiamoci ciò che la natura ci ha donato, imparando ad ascoltare ciò che è senz’altro più bello e più vicino al nostro essere.

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