intervista e foto di Emilio Esbardo
Silke Bodenbender è nata il 1974 a Bonn. Ha iniziato a farsi notare come attrice nel 2005 nel film Folgenschäden del regista egiziano-tedesco Samir Nasr, che ha ottenuto, tra gli altri, il premio Golden Gate a San Francisco.
In seguito Silke Bodenbender ha recitato in tanti film di successo e ha ricevuto numerosi premi. Da ricordare sono le pellicole Papa und Mama, Silberhochzeit, Über den Tod hinaus.
Tra i premi da citare il FIPA D’OR, nel 2012, a Biarritz come migliore attrice per la sua interpretazione nella pellicola Vater Mutter Mörder. Inoltre nel 2010 e nel 2013 è stata tra le candidate scelte per il prestigioso premio Telecamera d’Oro come migliore attrice tedesca.
Silke Bodenbender è anche una bravissima attrice di teatro. La sua carriera non era però iniziata sotto i migliori auspici. Infatti è stata respinta da otto scuole di recitazione prima di essere accettata dalla scuola di Monaco.
La descrizione che ne fanno i media tedeschi di ragazza alla mano, timida, disponibile combacia con l’impressione che ho ricevuto anch’io.
Ha risposto gentilmente alle mie domande, all’inizio della serata “Notte delle Stelle”, dove ha ricevuto il “Premio Bacco”.
In Germania è scoppiata una grossa polemica a causa del comportamento poco consono di Brüderle nei confronti di una giornalista. Qualche giorno fa c’è stata la protesta delle donne a livello internazionale. Crede che anche nell’ambiente cinematografico le donne vengono discriminate?
Io credo che ci sia sempre più spazio per le donne. Prima non era così. Infatti al tempo di Shakespeare erano gli uomini stessi a recitare i ruoli femminili. Col tempo le donne hanno iniziato a interpretare ruoli più importanti, più rilevanti. Naturalmente esistono ancora film dove esse recitano solo grazie al loro sexappeal. Una donna però è anche libera di rifiutare certi ruoli.
È stata vittima di sessismo durante la sua carriera?
Per quanto mi riguarda mai. Non sono mai stata trattata in una certa maniera. Naturalmente le donne vengono ridotte a degli stereotipi: una donna deve avere sempre un bell’aspetto e deve curarsi di più dell’uomo.
Come hanno reagito i suoi genitori alla notizia che sarebbe voluta divenire attrice?
Mio padre era un politico e lo stesso giorno che gli ho dato la notizia, lui aveva ricevuto la classifica dei disoccupati della Nazione Federale Nordrhein-Westfalen e ai primi posti c’erano gli attori. La sua prima reazione è stata quella di dirmi: tenta di apprendere qualcosa che ti garantisca il futuro. Era scioccato; in seguito, però ha sostenuto la mia scelta.
Quando ha capito di voler divenire un’attrice?
È stato un caso. Frequentavo la scuola superiore quando è stato introdotto il corso “Recitazione e Letteratura”, che mi è piaciuto moltissimo. Dopo la maturità ero indecisa se intraprendere la strada della recitazione o iscrivermi ad Architettura. Mi trovavo in Francia, quando mio padre, dopo averci riflettuto per bene, mi ha telefonato per farmi sapere che, secondo lui, avrei dovuto tentare di diventare un’attrice.
Prima di potere essere ammessa ad una scuola di recitazione, però, la sua richiesta è stata rifiutata otto volte. Come ha reagito?
I rifiuti mi hanno rafforzata caratterialmente. Quando si giunge al terzo o al quarto tentativo, nasce in te la sensazione, che si abbia diritto a perseguire la strada scelta. Ed io ho semplicemente continuato a riprovarci, fin quando non sono stata accettata.
Lei ha sempre desiderato recitare i “ruoli di cattiva”. Che cosa ci trova di tanto affascinante?
È molto eccitante interpretare ruoli che sono l’opposto della mia personalità, di donna timida, normale e alla mano, perché stimolano la mia fantasia e mi portano a vivere delle situazioni, che non vivrei mai nella vita reale. Adesso non devono essere più necessariamente i ruoli da cattiva, mi sto sviluppando in differenti direzioni.
Le piace essere più attrice di teatro o di cinema? E qual è la differenza?
Mi piace recitare sia per il teatro sia per il cinema: quando lavoro per un film, ad esempio, mi manca il teatro e viceversa. La differenza è che con il teatro si è a contatto diretto con il pubblico. E il modo di recitare è differente: a teatro si hanno delle prove, il processo d’apprendimento è in continuo miglioramento, ma anche recitare di fronte ad una videocamera è molto divertente.
Lei è stata tra le candidate alla “Telecamera d’Oro” per il premio come migliore attrice tedesca 2010 e 2013. Che cosa ha provato alla notizia di essere stata scelta? Quali sono i suoi ricordi?
La prima volta ero molto eccitata. Credo di non aver percepito niente: ero come in trance e mi sono sentita molto sollevata di non aver poi vinto, perchè l’idea di salire sul palco mi terrorizzava. La seconda volta ero più rilassata e contenta di potervi partecipare.
Durante l’intervista, ci troviamo alla manifestazione “Notte delle Stelle”, qual è la differenza tra le serate di gala italiane e quelle tedesche?
Le serate italiane sono più rilassanti, più leggere. Non so ancora come questa serata si svilupperà ma, già posso dire, che non è così pianificata, così rigida come quelle tedesche. Vi è un po’ d’improvvisazione: io credo che gli italiani sappiano festeggiare meglio dei tedeschi.
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