INTELLIGENZA

Proporzione della testa di Leonardo da Vinci

di Michela Buono

A volte ho la sensazione che l’intelligenza non venga usata dalle persone nel modo migliore. Volendo dare una definizione, considero l’intelligenza come un dono che pochi hanno, che permette di capire e risolvere problemi in modi spesso stupefacenti. 


La considero, almeno ad alti livelli, come una forma di genialità che, se ben utilizzata, può veramente suggerire delle vie di uscita a situazioni che non ne presentano alcuna. Troppo spesso viene confusa con la furbizia senza però considerare il fatto che si possa essere molto intelligenti e non furbi oppure, solo astuti e non intelligenti.

Mi preoccupa il fatto che di persone veramente intelligenti ve ne siano poche e che addirittura siano considerate “strane” o, quantomeno “curiose” per il loro dono. Siamo tutti abituati ad avere “la pappa pronta” ossia ad aspettarci che qualcun altro, ci offra delle soluzioni ai nostri problemi senza sforzarci di usare la nostra “testolina”.

Esempi ve ne sono molti, dal più sciocco al più serio, dalla pubblicità televisiva che promette miracoli a chi urlando sostiene di poter risolvere tutti i problemi della terra. Abbiamo addirittura i piatti già pronti e pretendiamo una vita già “confezionata”. Non facciamo un favore alla nostra intelligenza se permettiamo agli altri di pensare al nostro posto e, neanche al nostro cervello se pensiamo che più si riposi e meglio sia. 

L’allenamento mentale o meglio l’abitudine a pensare, inizia fin da bambini, non possiamo pretendere che vi siano degli adulti pronti ad affrontare la vita se non diamo loro gli stimoli adatti già da piccoli. Un esempio per tutti riguarda il tipo di educazione che diamo ai nostri figli fino ai sei anni di età, fatta perlopiù di giochi e null’altro. Improvvisamente, diciamo loro che per almeno 5 ore al giorno devono rimanere in silenzio, ascoltare ed impegnarsi al massimo.

Cosa abbiamo fatto per abituare questi bambini a ciò che per quasi 20 anni sarà la loro routine quotidiana? Ho sempre ammirato quei bambini che prima dei due anni sono in grado di leggere e di pronunciare un numero elevato di parole per la loro età. Perché non dare loro questi stimoli, senza esagerare, visto che hanno una capacità enorme di imparare e che da adulti verrà meno? Gli stimoli possono riguardare tutti e cinque i sensi con una varietà enorme di possibilità, consentendo di allenare la mente al meglio.

Nella società orientale i bambini sono spinti ad imparare presto e ciò costituisce un buon addestramento per le loro giovani menti. Ciò che non si è imparato da piccoli deve poi essere immagazzinato da adulti spesso con una fatica esagerata anche perché non siamo stati abituati ad utilizzare, in modo adeguato, le nostre potenzialità. L’intelligenza è molte cose insieme, è creatività, capacità di adattamento a persone e situazioni, innovazione ed altro ancora, può essere potenziata grazie agli stimoli che una persona decide di avere. 

Potrebbe essere una ricchezza per tutti se saputa usare bene, creerebbe nuove opportunità. Stiamo assistendo ad un livellamento spaventoso nella società, in tutti i campi, con pochissimi cenni al cambiamento e questo non è certo sinonimo di passi avanti. Se è vero che siamo ciò che pensiamo allora non stiamo usando il nostro pensiero nel modo più corretto. Una società fatta di persone che non pensano fa comodo a pochi ma non ci rende migliori. I messaggi che ci vengono costantemente ripetuti non sono uno stimolo, non richiedono alcuno sforzo da parte nostra anzi, ci disabituano al pensare.

La vera sfida potrebbe consistere nel “riprenderci” ciò che abbiamo lasciato che ci venisse tolto cioè la nostra capacità di pensare, di riflettere, di usare la nostra intelligenza per creare dei cambiamenti positivi. Ricominciare a pensare è un buon inizio per “esercitare” la nostra intelligenza a non rimanere un dono mai utilizzato.

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