Intervista a Marleen Lohse / Interview mit Marleen Lohse

Marleen Lohse - foto: Emilio Esbardo

di Emilio Esbardo

Marleen Lohse, classe 1984 di Soltau, una città della Bassa Sassonia, è un’attrice tedesca. Ha iniziato a recitare sin da giovanissima nella serie per bambini “Die Kinder vom Alstertal”, interpretando il ruolo della “streghetta” Julia Clement, dal 1998 al 2002. Dal 2006 al 2010 ha studiato presso l’Università di Cinema “Konrad Wolf” di Babelsberg. La sua carriera si divide tra cinema e televisione.


Tra le simpatiche commedie, dove ha partecipato vorrei citare: “Indovina chi sposa mia figlia!” della regista Neele Vollmar e “Kein Sex ist auch keine Lösung” (che potrebbe essere tradotto come “Anche la rinuncia al sesso non è una soluzione”) del regista Torsten Wacker.

“Indovina chi sposa mia figlia!” mette a confronto due culture opposte tra di loro come quella meridionale di Antonio Marcipane (interpretato da Lino Banfi) e quello della famiglia tipicamente tedesca di Jan (interpretato da Christian Ulmen). Jan è in procinto di sposare la figlia di Marcipane, Sara (interpretata da Mina Tander). Il matrimonio si celebra in Puglia, creando ed evidenziando così le differenze e i pregiudizi culturali tra le due famiglie.

Antonio Marcipane era emigrato come “lavoratore ospite” in Germania nel 1965 e si era sposato  con la ragazza tedesca Ursula (da giovane interpretata da Marleen Lohse; da anziana da Maren Kroymann). Giunti a Campobello, Jan si dovrà confrontare con la burocrazia italiana e con il forte temperamento meridionale.

“Kein Sex ist auch keine Lösung” è una commedia del 2008, che racconta la storia del playboy Tom Moreno, (interpretato da Stephan Luca), con una brillante carriera nel mondo del marketing. La sua vita scorre serena nella bellissima città d’Amburgo tra una scappatella e l’altra. Odia l’espressione “rapporto serio” fin quando non incontra la sua nuova collega di lavoro Elisa, interpretata molto bene da Marleen Lohse. Per lui è amore a prima vista. E’ una commedia con un finale felice. Molte sono le gag comiche.

Ho avuto il piacere di incontrare Marleen Lohse, un giorno prima che partisse, guarda caso per l’Italia, per un’intervista, insieme al suo collega Fabian Busch, in occasione della proiezione del thriller “Sanft schläft der Tod”, che va in onda sul canale Das Erste il 7 ottobre 2017. E’ stata una piacevolissima chiacchierata e sono stato contento di aver ricevuto delle risposte così esaustive ed autentiche. Attualmente Marleen Lohse sta girando un’altra pellicola, legata all’Italia, precisamente una trilogia intitolata “Bella Germania”.

– Traduzione libera in italiano dell’intervista dell’autore dell’articolo –

Signora Lohse, perché secondo lei le persone sono così attratte dai film polizieschi? / Frau Lohse, weshalb sind die Menschen von Krimis so fasziniert?

Credo perché si ha la possibilità di vivere qualcosa di cui in realtà si ha paura, perché ci si immerge nei sentimenti che appartengono altrimenti ad altri… dunque il lato oscuro, con il quale non si vuole avere niente a che fare. Ad esempio la polizia… Le serie televisive trattano di solito di polizia e di ospedali: nella vita privata si vuole evitarli entrambi. Le persone vivono, attraverso altri, i momenti più cupi ed emozionanti. Ci si lascia trasportare volentieri in un viaggio avventuroso, di cui nella vita reale, però, non si vuole esserne parte. / Ich glaube tatsächlich, weil man etwas ausleben darf, wovor man sich eigentlich ansonsten fürchtet, weil es diese Gefühle anspricht, die stellvertretend jemand anders für einen erlebt… also die düstere Seite, aber sie wollen damit nichts zu tun haben. Zum Beispiel die Polizei… Serien im Fernsehen handeln oft von Polizei und Krankenhaus: Mit beidem möchte man eigentlich im Privatleben nichts zu tun haben. Stellvertretend erleben sie düstere oder spannende Momente. Ich glaube auf so eine Abenteuerreise lässt man sich gedanklich gern ein, möchte aber nicht wirklich Teil davon sein.

Perché ha accettato il ruolo di Anja Mendt? Come si è preparata alla recitazione? / Warum haben Sie die Rolle von Anja Mendt angenommen? Wie haben Sie sich darauf vorbereitet?

Ho giudicato il ruolo così emozionante, perché tratta di un personaggio che viene catapultato in una situazione talmente estrema da dover improvvisamente sviluppare delle capacità sovrumane. La considero come una leonessa con cuccioli, che dal nulla sviluppa forti istinti in una situazione, che difficilmente si può immaginare peggiore. Naturalmente, ho fatto ricerche adeguate. Durante la fase di preparazione avevo sempre accanto la sceneggiatura e dappertutto foto di leoni; e chiaramente davanti ai miei occhi anche il personaggio di Anja. Personalmente mi è piaciuto il fatto di interpretare il ruolo di una donna, che alla fine riesce a scegliere in maniera così energica. All’inizio si suppone che sia la vittima! Ma lei non lo permette, si oppone e combatte fino all’ultimo  per i suoi figli. Questo è film di genere, cinema di genere e mi era chiaro che volevo farne parte. / Ich fand bei der Rolle ganz besonders spannend, dass es eine Figur ist, die in eine so extreme Situation geworfen wird und auf einmal übermenschliche Kraft entwickelt. Ich habe sie immer gesehen wie eine Löwenmutter, die auf einmal ganz scharfe Instinkte entwickelt in einer Situation, die man sich schlimmer kaum vorstellen kann. Und dementsprechend habe ich natürlich viel recherchiert. Ich hatte damals auch in der Vorbereitungsphase mein Drehbuch immer dabei, und ich hatte überall Fotos von Löwen; und ich hatte dieses Bild von Anja, dass sie so klar ist im Geist.  Ich fand es persönlich auch sehr schön, dass es eine Frauenrolle ist, wo eine Frau so kraftvoll entscheiden kann am Ende. Also vermeintlich zuerst ist sie das Opfer! Aber das lässt sie nicht zu und sie stellt sich nicht an, sondern kämpft für ihre Kinder bis zur Selbstaufgabe. Das ist Genrefilm, das ist Genrekino und das war ganz klar, dass ich das machen will.

Lei ha recitato in “Indovina chi sposa mia figlia!”. Che idea si è fatta degli italiani e delle donne italiane? / Sie haben in „Maria, ihm schmeckt’s nicht!“ gespielt. Was für eine Vorstellung von Italienern und italienischen Frauen haben Sie sich gemacht?

Domani prendo l’aereo per l’Italia, perché attualmente sto recitando in una pellicola dello stesso autore di “Indovina chi sposa mia figlia!”. È una trilogia del canale televisivo ZDF intitolata “Bella Germania”, che tratta dei “lavoratori ospiti” italiani, che si sono trasferiti in Germania negli anni cinquanta. Ha a che vedere anche con il ruolo delle donne italiane, di questo scontro culturale. Debbo confessare che io finora non ho visitato molto l’Italia ma le donne italiane che conosco in Germania sono molto forti e determinate. L’Italia è un Paese con il quale mi vorrei confrontare di più soprattutto in campo culturale. / Ich fliege morgen nach Italien, weil ich im Moment einen Film drehe vom gleichen Autor wie „Maria, ihm schmeckt’s nicht!“. Der Dreiteiler für das ZDF heißt „Bella Germania“ und es geht um die italienischen Gastarbeiter, die in den Fünfziger Jahren nach Deutschland gekommen sind. Es geht darin auch viel um die Rolle der italienischen Frauen, über diesen Kultur-Clash. Tatsächlich muss ich sagen, war ich bisher nicht so oft in Italien, aber die Italienerinnen, die ich in Deutschland kenne, sind sehr starke, selbstbewusste Frauen. Italien ist ein Land, mit dem ich mich noch ein bisschen mehr auseinandersetzten möchte, vor allem mit der Kultur.

Stiamo vivendo un periodo economicamente ed esistenzialmente molto difficile. Dal suo punto di vista, la cultura potrebbe aiutare a superare questa crisi? Un film potrebbe contribuire a migliorare il mondo? / Wir leben in einer sehr schwierigen wirtschaftlichen und existenziellen Phase. Kann die Kultur dem Menschen helfen, diese Krise zu überwinden? Kann ein Film die Welt verbessern?

Credo che sia un po’ un’illusione. In momenti difficili si ha bisogno di altro. Ciononostante, sono del parere che la cultura e l’arte siano capaci di realizzare grandi cose. Nei momenti più terribili durante i periodi di guerra si è sempre fatto musica o teatro. Persino nelle circostanze peggiori si è fatto teatro. Anch’esso è espressione di una società e delle sue anomalie. La cinematografia è un mezzo potente. Proprio nei nostri giorni, più che mai, non ci si può isolare dall’arte, bisogna tenere i canali aperti, ed utilizzarla come veicolo di comunicazione. Anche se non penso proprio che il nostro film – un thriller mirato all’intrattenimento – possa smuovere qualcosa, per migliorare il mondo. / Ich glaube, das ist ein bisschen zu hochgegriffen. In schweren Zeiten braucht es noch anderes. Trotzdem, glaube ich, ist die Kultur und die Kunst imstande, Großes zu vollbringen. In den schwierigsten Kriegszeiten gab es immer Musik oder Theater. Selbst unter den schlimmsten Umständen wurde Theater gemacht.  Das ist auch Ausdruck einer Gesellschaft, und Ausdruck von Missständen.  Film ist ein mächtiges Instrument. Gerade heute, mehr denn je, darf man sich der Kunst nicht verschließen, muss man die Kanäle offen halten und als Mittel nutzen um sich auszudrücken, auch wenn ich jetzt nicht glaube, dass unser Film – ein Thriller, der auf Unterhaltung abzielt – da viel bewegen kann, um die Welt zu verbessern.

Si ricorda esattamente quando e perché ha deciso di divenire un’attrice? / Erinnern sie sich genau daran, warum Sie sich dazu entschieden haben, Schauspielerin zu werden?

È avvenuto per caso da bambina, perché nel nostro paesello abitava una regista. Non è stata una decisione consapevole, che è giunta molto più tardi durante l’università. Avevo scelto il percorso della formazione classica. Poi ho seguito il consiglio di un regista che ammiravo moltissimo – non so se lui si ricorda ancora, probabilmente no – Fatih Akın era il nostro professore ospite ed io volevo studiare Regia. Si è rivolto a me, dicendomi: “Perché non studia recitazione! Ci provi!”. Io non ci avevo mai riflettuto, perché avevo già recitato da bambina: E adesso avrei dovuto anche studiarla! Grazie a Dio, in seguito, ho iniziato i corsi ed ho capito ciò che la recitazione possa rappresentare e tutto ciò che possa essere. Sono stata sul palco del Gorki Theater e improvvisamente mi si è aperto un intero universo. Anche se adesso possa sembrare kitsch, prima non ne ero consapevole ed è giusto così. / Ich bin als Kind da so reingeraten, eigentlich durch Zufall, weil eine Regisseurin bei uns im Dorf wohnte. Das war keine bewusste Entscheidung. Die bewusste Entscheidung kam viel später mit dem Studium. Ich habe den Weg der klassischen Ausbildung dann doch noch gewählt. Ein Regisseur, den ich sehr bewundere, hatte mir dazu geraten, – ich weiß nicht, ob er sich noch erinnert, wahrscheinlich nicht – Fatih Akın war damals unser Gastdozent und ich wollte Regie studieren. Er kam zu mir und meinte: „Wieso studierst du denn nicht Schauspiel? Probiere es doch mal!“. Ich hatte darüber nie nachgedacht, weil ich ja schon als Kind geschauspielert habe: dass ich das jetzt studieren sollte! Und dann habe ich Gott sei Dank das Studium angefangen und das hat mir erst eröffnet, was Schauspielern sein kann und was alles möglich ist. Ich war an der Bühne am Gorki Theater. Und für mich hat sich auf einmal ein ganzes Universum aufgetan, auch wenn das jetzt kitschig klingen mag, aber das habe ich vorher nicht gewusst und das war sehr gut.

Qual è il suo più bel ricordo professionale? E quale dei suoi film le sta più a cuore? / Was ist Ihre schönste Erinnerung in Ihrem beruflichen Leben? Und welcher Ihrer Filme liegt Ihnen besonders am Herzen?

Particolarmente proprio questo film “Sanft schläft der Tod”, perché sono stata contenta di dovermi confrontare in situazioni così estreme e di dover dimostrare le mie capacità recitative con un tale personaggio. Mi ha coinvolto profondamente, è stato un lavoro davvero bello. Ma anche il film “Story of Berlin”, che ho girato sotto la regia di Erik Schmitt: 40 giorni di riprese ed ognuno di essi realmente spettacolare, perché abbiamo avuto la possibilità di essere in set incredibili e perché abbiamo potuto rivivere la storia di Berlino in tutte le sue sfumature, che la città porta con sé e il suo sviluppo nel tempo. È stata una grande sfida ed una grande fortuna poterlo girare insieme ad un team, che conosco da anni. Anche questo è stato un bellissimo lavoro. / Tatsächlich war dieser Film ‘Sanft schläft der Tod’ sehr besonders, weil ich mich gefreut habe, mich über eine so lange Strecke, in solchen extremen Situationen, als Figur beweisen zu müssen. Das hat mich sehr mitgenommen, ich fand diese Arbeit aber auch wirklich schön. Aber auch der Kinofilm ‘Story Of Berlin’, den ich gerade unter der Regie von Erik Schmitt abgedreht habe – das waren vierzig Drehtage und jeder einzelne war wirklich spektakulär, weil wir an unglaublichen Sets sein durften und die Geschichte Berlins, die ganzen Schichten, die diese Stadt mit sich bringt, und diese Entwicklung wirklich durchleben durften. Das war eine besonders große Herausforderung und ein Riesenglück, dies zusammen mit einem Team zu machen, das ich schon seit Jahren kenne – auf einmal fügt sich vieles. Auch das war für mich eine ganze tolle Arbeit. 

Secondo lei, le donne in Germania sono discriminate come attrici e registe? Si ha bisogno di una quota obbligatoria anche nell’industria cinematografica? / Sind Frauen Ihrer Meinung nach als Schauspielerinnen und Regisseurinnen in Deutschland benachteiligt? Braucht man auch eine Frauenquote in der Filmbranche?

Non sono d’accordo al 100% che lo si debba imporre legalmente. Sono del parere che per le storie di donne, ossia per i racconti, dove le donne sono le eroine ed esse possono pensare differentemente, bisogna fare di più. Che generalmente si afferma, che si debbano imporre più donne nel mio ambito lavorativo, non è una soluzione. Dobbiamo lavorare sulle storie, che possono avere un grande impatto a livello societario. Se sotto questo aspetto, si fa una media dei film e degli eroi presenti nei film cinematografici e televisivi, allora vi è ancora del lavoro da realizzare. Optare per storie forti: questa potrebbe essere una soluzione. Se solo si osserva, quanti più eroi che eroine vi sono nella cinematografia di Hollywood: è allarmante. Lì esiste il test di Bechdel (*) e come molti film vengono tagliati male è una cosa incredibile. Credo che bisogna raccontare alcune storie in modo totalmente nuovo. Anche in alcuni film della mia cerchia di amici, non mi vedo rappresentata abbastanza come donna. Le mie ragazze, con le quali sono in contatto, sono molto forti, raccontano le proprie storie. Qualche volta, forse, è semplicemente proprio questo il problema: le donne vengono rappresentate in una maniera da piacere troppo nelle pellicole e da un punto di vista maschile. Si potrebbe divenire più audaci, più selvagge, più chiare e più autentiche. – (*) Il test di Bechdel è un test individuale che serve a stabilire se un racconto abbia contenuti sessisti. – / Ich bin nicht hundert Prozent dafür, dass man so etwas tatsächlich gesetzlich bestimmen sollte. Ich glaube, dass für Frauengeschichten, also für Geschichten, in den Frauen die Heldinnen sind und anders denken dürfen, mehr gemacht werden muss. Dass man jetzt generell sagt, wir müssen Frauen in Position bringen, das ist nicht die Lösung. Wir müssen an den Geschichten arbeiten. Ich glaube, dass das eine große Schlagkraft haben kann, auch gesellschaftlich. Wenn man unter diesem Aspekt einen Querschnitt macht von den Filmen und den Helden, die im deutschen Kino und auch im Fernsehen präsent sind, dann ist da noch ein bisschen Arbeit zu tun. Dass man sich einfach für starke Geschichten entscheidet: Das wäre vielleicht ein Weg. Wenn man sich anschaut, wie viel mehr Helden als Heldinnen es im Hollywood-Kino gibt, ist das schon erschreckend. Es gibt dort auch diesen Bechdel-Test und wie viele Filme schlecht abschneiden, das ist schon erstaunlich. Ich glaube, man muss manche Geschichten einfach komplett neu erzählen. Auch in einigen Filmen aus meinem Freundeskreis sehe ich mich als Frau nicht genug repräsentiert. Meine Mädels, mit denen ich Kontakt habe, sind sehr stark, sie erzählen ganz eigene Geschichten. Vielleicht ist manchmal einfach das Problem, dass Frauen zu sehr gefallen in Filmen, und zu sehr aus männlicher Sicht dargestellt werden. Da kann man mutiger werden, wilder werden, klarer und authentischer werden.

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