di Parise Silvestro
Il suo nome è noto a pochi, eppure proprio a lui dobbiamo una svolta fondamentale nella storia del computo del tempo, quella legata all’introduzione del calendario gregoriano, che dal 1582 in poi ha radicalmente cambiato il nostro modo di scandire giorni, mesi e anni. Stiamo parlando di Luigi Lilio (Aloysius Lilius) di Cirò, medico, matematico e astronomo del XVI secolo, della cui storia personale è rimasta, purtroppo, solo qualche debole traccia.
Negli ultimi anni c’è stata una rivalutazione dello scienziato calabrese mediante la promozione di studi, pubblicazioni e convegni nazionali e internazionali. La Regione Calabria, di concerto con il Comune di Cirò, ha promosso la Giornata Regionale del Calendario, che si celebra il 21 marzo, in onore di Lilio. Ogni anno a Cirò in quell’occasione vengono organizzati eventi di carattere nazionale al quale partecipano studiosi di elevato spessore scientifico.
A Cirò è stato realizzato un museo dedicato a Lilio e in questi mesi diventa anche virtuale il polo museale di Cirò che in questo modo offre a tutto il mondo la possibilità di visitare la ricchezza storica e culturale dei suoi musei. Nella giornata del 18 giugno è stato presentato il sito polomusealediciro.it attraverso il quale si può andare alla scoperta dei personaggi illustri della storia cirotana. Primo fra tutti Luigi Lilio, l’inventore del calendario gregoriano che è utilizzato in tutto il mondo.
A presentare la piattaforma sono stati il sindaco Francesco Paletta con l’assessore alla cultura Francesco Mussuto insieme con Margherita Lettieri e Massimo Lo Monaco i responsabili Vivasione. L’Associazione Vivasione ha realizzato la piattaforma del polo museale virtuale dopo un lavoro durato diversi mesi con oltre 19 mila fotografie scattate e 30 mila file sviluppati.
A spiegare i particolari del museo virtuale è stato Francesco Vizza, direttore del Cnr di Firenze e presidente onorario dei musei di Cirò. È stato lui a scoprire tutti i documenti inediti relativi all’attività di due personalità illustri della storia cirotana: l’astronomo Luigi Lilio ed il frate alchimista Giano Lacinio. Documenti che ora sono alla portata di tutti e non più consultabili solo negli archivi del vaticano o di altre biblioteche sparse nel mondo.
Infatti il museo virtuale di Cirò, come ha spiegato Vizza, è una riproduzione fedele in digitale del museo reale, ma anche un vero museo virtuale nel quale sono state create delle stanze al cui interno su possono trovare documenti provenienti dalle biblioteche del mondo relativi a Lilio e Giano Lacinio. “Abbiamo unito la tradizione alla tecnologia – ha detto Vizza – affiancando ciò che è reale ad un museo che nella realtà non esiste ma che permette di consultare documenti che non si trovano in rete ma solo negli archivi delle biblioteche. Abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni per poterli pubblicare e sono quindi a disposizione di tutti coloro che volessero studiare Lilio e Giano Lacinio”.
L’opera di Lilio segna un momento importante per la Chiesa cattolica e per la società civile: infatti, il calendario da lui elaborato è quello che ancora adoperiamo dopo circa mezzo millennio e permette di determinare senza incertezze la data della Pasqua per sempre.
Nel corso dei secoli la discordanza tra le date del calendario giuliano, in vigore dal 46 a.C., e l’equinozio di primavera impone la necessità di correggere le regole adottate per registrare il tempo.
Durante il Concilio di Trento (1545-1563) si decise di demandare al Papa la soluzione della riforma del calendario, così Gregorio XIII istituì nel 1572 una Commissione di esperti, i cui lavori si conclusero nel 1582. Su nove membri della Commissione tre di essi erano calabresi: Il presidente Guglielmo Sirleto di Stilo, il vescovo Vincenzo di Lauro di Tropea e Antonio Lilio di Cirò, l’unico membro laico della commissione.
Nel 1582, con la bolla papale “Inter gravissimas”, il pontefice Gregorio XIII sancì la nascita e l’utilizzo del calendario tuttora in uso nel mondo tranne che in Etiopia. Si tratta di un calendario basato sul ciclo delle stagioni. In generale, la semplicissima regola delle intercalazioni adottata dalla riforma “liliana”, che supera tutte le problematiche astronomiche del tempo, è la seguente: (1) Un anno comune contiene 365 giorni; 366 giorni l’anno bisestile. Il giorno in più viene aggiunto alla fine di febbraio; (2) Ogni anno dell’era cristiana dopo il 1582 se è divisibile per 4 è un anno bisestile. (3) Fanno eccezione gli anni centenari che sono bisestili solo se sono divisibili per 400.
In quanto allo spostamento dell’equinozio di primavera dovuto al calendario giuliano, Lilio, propose di eliminare dieci giorni.
Luigi non visse abbastanza per vedere la sua riforma approvata dal Papa né tantomeno per vederla pubblicata. Fu il fratello minore Antonio che portò avanti i suoi studi.
Come ricompensa per il lavoro svolto da Luigi Lilio il Papa concesse ad Antonio Lilio il diritto esclusivo di pubblicare il calendario riformato per un periodo di dieci anni.
Nonostante le vicissitudini che hanno fatto perdere le tracce di Luigi, la sua opera era molto apprezzata tanto è che nel 1651 l’astronomo ferrarese Giovanni Battista Riccioli diede ad un cratere della luna il nome di Luigi Lilio. Il nome di Lilio fu dato anche all’asteroide n.2346.
Nel Cinquecento la scienza come ora la conosciamo non era ancora nata, ma Lilio riuscì ad elaborare un calendario civile quasi perfetto, sincronizzandolo con i tre principali movimenti della Terra: il movimento rotatorio intorno a sé stessa, il movimento lungo l’orbita attorno al Sole e il movimento dell’asse terrestre intorno ad un punto ideale della sfera celeste. Mediante due equazioni, accorda i due cicli, solare e lunare, e propone un originale ed efficace ciclo delle epatte che permette di stabilire la data della Pasqua di qualsiasi anno.
Sappiamo che nacque a Cirò presumibilmente nel 1510. Nel 1532 lo troviamo a Napoli, dove completò i suoi studi in medicina. Poi si trasferì a Roma e nel 1552 era docente di medicina presso l’Università di Perugia.
Anche gli ultimi anni della vita di Luigi Lilio sono un mistero. Morì, in data imprecisata, prima dell’attuazione della riforma, lasciando al fratello Antonio la cura di difendere e divulgare il suo lavoro. Non sappiamo dove morì. Quanto alla data, si può affermare che, con buone probabilità, la morte lo colse prima del 1574, anno in cui non era certamente in vita.
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