Riproponiamo gli articoli del Festival di Letteratura Internazionale 2012. Tra un po’ inizierà la nuova edizione.
Nell’edificio dei Berliner Festspiele, Anna e Susanne Schädlich hanno letto dei passaggi dal libro “Eine Spaziergang war es nicht. Kindheiten zwischen Ost und West” (“Non è stata una passeggiata. La fanciullezza tra est ed ovest”).
Le sorelle Anna e Susanne hanno pubblicato quest’antologia che raccoglie le storie dei figli di scrittori, artisti e dissidenti della DDR, che sono stati costretti a lasciare la propria patria, lasciando in loro delle profonde ferite, difficili da rimarginare.
Alla stesura del libro hanno contribuito Dagny Dewath, nata nel 1981 a Berlino, attrice, figlia dell’attore Utz Rachowski; Julia Franck, una delle scrittrici tedesche di maggior successo, figlia dell’attrice Anna Katharina Franck e del regista Jürgen Sehmisch; Juliane Gunardono, giornalista, figlia della lettrice in campo editoriale Sibylle Hentschke.
Abbandonare la DDR era praticamente impossibile. I cittadini avevano il permesso solo di viaggiare nei Paesi socialisti e la fuga attraverso il Muro era diventata un’impresa quasi disperata.
Nei decenni 1970 e 1980 vi sono stati due gruppi di persone che hanno lasciato definitivamente la Repubblica Democratica: circa 20000 all’anno.
Da una parte i prigionieri politici, la cui libertà veniva acquistata, in cambio di denaro, dalla Germania ovest (la DDR era già in profonda crisi finanziaria ed aveva bisogno di fare soldi in qualsiasi modo).
Dall’altra molti dissidenti ed artisti hanno compilato il modulo di richiesta di espatrio definitivo dalla DDR, perché non reggevano i metodi oppressivi della Stasi, che controllava ogni loro azione 24 ore su 24. Inoltre i vertici dello Stato erano contenti di potersi liberare di persone così scomode che potevano nuocere al regime.
In questa antologia vi sono raccolte le storie di 20 ragazzi e ragazze che si sono dovuti confrontare con il brusco ed improvviso cambio di patria. In modo repentino si sono ritrovati lontano da ogni forma di socialismo ed in una società opposta alla loro. Inoltre hanno perso definitivamente i loro parenti, i loro amici ed i loro luoghi abituali, per non parlare dei loro giochi, totalmente diversi da quelli della DDR.
In questo libro si percepisce come i ragazzi hanno reagito differentemente, ognuno a modo proprio alla nuova situazione.
Le stesse Anna e Susanne sono figlie d’arte, il loro padre Hans-Joachim Schädlich era uno scrittore molto noto.
Susanne Schädlich, nata il 1965 a Jena, lavora come traduttrice e scrittrice. I suoi genitori si sono trasferiti nella Repubblica Federale nel dicembre 1977. Susanne decide di emigrare a Los Angeles negli Stati Uniti nel 1988. Dopo una gavetta durata un paio di anni inizia ad imporsi come traduttrice di opere letterarie. Nel 1999 prende la decisione di ritornare a Berlino e nel 2009 dà alle stampe il racconto autobiografico Immer wieder Dezember. Der Westen, die Stasi, der Onkel und ich (Sempre di nuovo dicembre. L’ovest, la Stasi, lo zio ed io), dove narra l’esperienza traumatica di suo zio Karlheinz Schädlich, che come agente segreto, ha tradito suo fratello, fornendo informazioni su di lui alla Stasi. Nel 2011, Susanne ha pubblicato il romanzo Westwärts, so weit es nur geht (“Direzione ovest, fin quando dura”).
Anna Schädlich, classe 1973, ha abbandonato la sua patria, insieme ai suoi genitori e a sua sorella Susanne nel 1977. Oggi lavora come curatrice d’arte. Per l’antologia “Non è stata una passeggiata. La fanciullezza tra est ed ovest”, ha scritto un proprio racconto.
Durante la lettura Anna si è emozionata e quasi in lacrime ha raccontato come la divisione della Germania ha comportato anche la divisione della propria famiglia, accentuata dalla decisione della sorella maggiore di trasferirsi negli Stati Uniti. “Ogni volta che succedeva qualcosa di negativo”, ha detto, “ricevevo sempre un gatto. Ed è così che ne ottenni un altro quando Susanne è partita per Los Angeles”.
Subito dopo l’evento, le sorelle Schädlich hanno gentilmente posato per me nel giardino dei Berliner Festspiele.
di Emilio Esbardo
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