di Michela Buono
Per la maggior parte delle persone con il termine ricchezza si intende il possedere beni di varia natura e di un certo valore economico. Case, gioielli, macchine, acquistano nella nostra società un valore che, in teoria, dovrebbe portare felicità e appagamento a chi li possiede.
Siamo continuamente bombardati da messaggi che ci spingono ad acquistare ogni tipo di prodotto, ritenuto indispensabile e super accessoriato. Sembra quasi che il non “possederlo” sia un “tenersi fuori” un escludersi dalla società stessa. Purtroppo ci siamo completamente dimenticati che la società siamo noi e che se usassimo la testa e il buon senso, non compreremmo solo perché spinti da un condizionamento eccessivo.
Quest’ansia del “possedere” è data, a mio avviso, da un vuoto interiore che cerchiamo di colmare spendendo anche ingenti somme. Non credo che chi acquista, spesso, si ponga il problema dell’utilità o meno di un prodotto, piuttosto, cede all’inganno della pubblicità e alla moda del momento. L’oggetto diventa, a volte, un simbolo della superiorità economica di una persona o di un determinato gruppo sociale e il possederlo è visto come una necessità “irrinunciabile”.
Tornando al “vuoto interiore” mi chiedo come si possa rinunciare ad una ricchezza interna che tutti abbiamo e che forse per paura di un ipotetico giudizio, tendiamo a nascondere. La profondità insita in ognuno di noi non ha un valore economico perché non è un qualcosa di commerciabile, siamo noi che la alimentiamo con il nostro essere e che possiamo arricchire continuamente.
Di esempi di “ricchezza” intorno a noi ve ne sono molti, basterebbe già osservare l’enorme varietà della natura e considerarla come un “gioiello” regalatoci dal Creato. Abbiamo senz’altro la possibilità e l’assoluta libertà di scegliere che cosa sia per noi la “ricchezza”, ognuno di noi con il suo diverso modo di essere e di sentire.
Siamo più o meno tutti concordi nel pensare che sia meglio “essere” piuttosto che “avere” ed il il fatto stesso di pensarci e, di per sè, un passo avanti. Spesso si sceglie “l’avere” “all’essere” e perdiamo, in questo modo, la nostra libertà ed anche la possibilità di giudicare ciò che veramente ha un valore da ciò che non lo ha. Cercando la “ricchezza” al di fuori di noi stessi possiamo solo accontentarci di cose che con il tempo si deprezzano e vanno in rovina. I veri “tesori” sono dentro di noi e solo riconoscendoli siamo in grado di goderne fino in fondo.
Forse qualcuno avrà da ridire su tutto ciò, resta il fatto che la scelta finale spetta solo a noi, accontentarci delle briciole o accedere a beni immensi donati a noi per far risplendere tutto il nostro essere.
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