Tuscia Film Festival 2013

Cinema Babylon - Claudio Giovannesi (regista) - © Marco Ristuccia

In occasione della nuova edizione del Tuscia Film Fest ripubblichiamo il nostro articolo dell’anno scorso.

testo e foto: Marco Ristuccia

Dal 30 Agosto al 1 Settembre 2013 si è tenuta la prima edizione berlinese del Tuscia Film Festival, una manifestazione culturale e gastronomica che è già una realtà consolidata da dieci anni in Italia, e che quest’anno sbarca per la prima volta nella capitale tedesca.

La Tuscia (dal latino “tusci”: Etruschi) è una località che si estendeva un tempo lungo una vasta superficie del Lazio e dell’Umbria. Oggi per Tuscia s’intende comunemente un’area che sta a circa 100 chilometri a nord di Roma, e include la zona di Viterbo, chiamata Tuscia Viterbese, da cui ha origine il festival appena sbarcato in Germania.

Cinema Babylon - Degustazione prodotti eno-gastronomici della Tuscia - © Marco Ristuccia

Il cuore del Tuscia Film Fest 2013 di Berlino ha pulsato all’interno dei locali del noto cinema Babylon, in Rosa-Luxemburg-Platz, per tre serate consecutive, ciascuna accompagnata dalla proiezione di un film d’Autore e dalla presenza di un ospite speciale.

Ad irrorare tessuti e arterie, anticipando ogni spettacolo cinematografico, ci hanno pensato alcune aziende locali provenienti dal territorio Viterbese. Con l’obiettivo di promuovere la ricchezza eno-gastronomica della zona e stringere nuovi rapporti professionali, esse hanno intrattenuto gli ospiti con degustazioni di oli, vini e cibi originari della Tuscia.

La redazione del nuovo Berlinese è stata ospite dell’evento. Di seguito vi raccontiamo com’è andata, insieme alle nostre impressioni.

Cinema Babylon - Degustazione prodotti eno-gastronomici della Tuscia - © Marco Ristuccia

Dopo la degustazione tuscese, la prima serata si apre all’insegna della più classica tradizione cinematografica italiana con la proiezione de “I Vitelloni”, secondo lungometraggio del grande Federico Fellini.

A presentare il film sale sul palco un invitato speciale: Claudio Giovannesi, regista e chitarrista jazz, classe ‘78, che rincontreremo nella seconda serata. Giovannesi sintetizza con ironia e chiarezza il suo sentimento verso quest’opera cinematografica. “Chi non l’ha ancora visto? Ma beato lui!”, esordisce, ricordando con nostalgia il piacere e lo stupore che egli stesso provò quando lo vide per la prima volta.

Dopo i titoli di coda i festeggiamenti si trasferiscono presso il locale Untertitel, dove si inaugura l’apertura del festival con una serata di musica e ballo dal dress-code “cinema”.

Cinema Babylon - Degustazione prodotti eno-gastronomici della Tuscia - © Marco Ristuccia

Molto piacevole e informale risulta l’incontro della mattina seguente, che si svolge presso il cafè-gelateria Nice Place. Il line producer Marco Greco, in compagnia della production manager Simona Chiocca, intrattiene per più di tre ore un curioso e preparato pubblico di appassionati cinefili, rispondendo alle curiosità in merito alle dinamiche organizzative, logistiche e finanziarie che si sviluppano durante la realizzazione pratica di un film.

Persona molto simpatica e disponibile, Marco non si è astenuto dallo spifferare a denti stretti alcuni interessanti gossip e dietro le quinte, divertendo gli ospiti e rendendo più umani grandi attori e registi che spesso si è abituati a considerare sin troppo perfetti.

Café Nice Place - Incontro con Marco Greco - © Marco Ristuccia

Interessanti i retroscena del film Diaz, che narra una pagina molto triste della storia italiana. Marco ci racconta, ad esempio, di come il film sia stato quasi interamente girato in Romania. Ad eccezione di alcune scene, ambientate nelle vie principali di Genova, sarebbe infatti stato complicato girare all’interno degli stretti vicoli della capitale ligure. Lo spostamento delle riprese all’estero ha anche consentito allo staff di “allontanarsi” da un ambiente per certi versi “ostile”. Le pressioni affinché il film non fosse realizzato erano, a quanto pare, chiaramente percepibili.

Naturalmente l’argomento è ancora oggi molto sentito, e a testimonianza di ciò Marco ci racconta di come, ad esempio, il realismo delle ricostruzioni cinematografiche dei violenti tafferugli fosse tale da far sì che, a scena conclusa, sul set calasse sempre un rispettoso e imbarazzante silenzio.

Insomma, una bella giornata di sole e cinema! E’ stato un peccato, a nostro parere, che la partecipazione a questo incontro sia stata esigua. Noi lo abbiano trovato molto interessante e originale.

Marco Greco (line producer) - © Marco Ristuccia

La sera ci si ritrova al Babylon, dove un nutrito pubblico assiste alla proiezione del lungometraggio Alì ha gli occhi azzurri” di Claudio Giovannesi, uscito nelle sale italiane nel 2012.

Il film narra le peripezie di un giovane egiziano, italiano di seconda generazione, cresciuto in strada, nelle periferie del litorale di Ostia. Nader, questo il suo nome, trascorre le giornate tra litigi in famiglia, piccoli crimini in compagnia dell’amico fidato, ma anche amore per una ragazza italiana, che almeno inizialmente sembra corrisponderlo.

La pellicola viene presentata dallo stesso Giovannesi, intervistato da Andrea D’Addio, autore del noto blog “Berlino Cacio e Pepe”. Il regista, che si esprime in un irresistibile inglese “italianizzato”, trasmette immediatamente la sua simpatia divertendo il pubblico che lo ricambia con frequenti applausi.

Giovannesi ci racconta di aver tratto spunto da “La Profezia” di Pier Paolo Pasolini con l’intento di raccontare la vita del sottoproletariato di oggi. I moderni poveri sono infatti sempre più spesso di origine straniera. La storia tocca un tema molto attuale, quello cioè delle difficoltà di integrazione che si presentano ad un extracomunitario che percorre un sentiero alla ricerca di se stesso, in un delicato equilibrio tra culture e tradizioni spesso in netta contrapposizione tra loro.

Giovannesi, conosciuto soprattutto per i suoi cortometraggi documentaristici, ci tiene a precisare che i protagonisti del film sono tutti attori non professionisti, e che ciò che si narra nella pellicola accade loro realmente nella vita quotidiana.

Con le sue nervose inquadrature chiuse sui volti dei soggetti il regista riesce, a nostro parere, nell’intento di trasmettere l’atmosfera di precarietà che vivono i protagonisti e di far riflettere su un argomento molto attuale in Italia. Il Bel Paese dovrà infatti abituarsi a società sempre più multi-kulti, come già accade ad esempio proprio qui a Berlino.

Claudio Giovannesi (regista) - © Marco Ristuccia

Dopo un breve intervento da parte di Marco Colucci, direttore del Tuscia Film Festival, che ringrazia il pubblico per la calorosa partecipazione, la serata conclusiva presenta un altro interessantissimo film: “Viva la libertà” di Roberto Andò.

Interpretata da un ottimo Toni Servillo e un eccezionale Valerio Mastandrea, la pellicola narra la fantasiosa ma al contempo realistica storia di uno scaltro e navigato leader di partito della Sinistra Italiana, che si trova ad affrontare la fase di lento e inesorabile declino. Questo destino cambia però radicalmente grazie all’improvviso ed inaspettato intervento del fratello gemello, scrittore e filosofo sopra le righe con trascorsi di supposta infermità mentale.

Al termine della proiezione, dopo un lungo applauso di una sala da tutto esaurito, Angelo Pasquini, noto sceneggiatore e autore di importanti pagine cinematografiche, sale sul palco prestandosi ad un’intervista, rispondendo alle domande del pubblico e tracciando una lucida analisi sulla situazione odierna del cinema italiano.

A destra: Marco Colucci (direttore del Tuscia Film Festival) - © Marco Ristuccia

Il film, uscito nelle sale italiane appena prima delle elezioni del Febbraio 2013, ha valso il premio “Davide di Donatello” per la migliore sceneggiatura allo stesso Pasquini e al regista Andò.

“La tempistica dell’uscita è stata meditata con cura”, ci racconta lo sceneggiatore, “e si è preferito anticipare le elezioni per paura che dopo il film non avesse lo stesso riscontro da parte del pubblico”.

“Per fortuna invece”, continua Pasquini, “ancora oggi la pellicola riscuote grande interesse e consenso, perché rimane attualissima. Permane infatti la difficoltà della Sinistra italiana nel trovare al suo interno la figura di un leader carismatico che risvegli, coinvolga e trascini gli animi ormai disorientati e delusi dei suoi elettori.”.

Alla domanda su come la politica avesse reagito a questo film Pasquini non nasconde il suo stupore nell’aver riscontrato un notevole interesse. Lo stesso Pier Luigi Bersani, ad esempio, è andato a vederlo il giorno delle elezioni. “Al contrario”, confessa lo sceneggiatore, “io temevo che, a causa del suo messaggio provocatorio, il film non riuscisse neppure ad approdare nelle sale”.

“Il cinema in Italia vive una condizione di libertà vigilata”, egli prosegue, “dovuta al fatto che i finanziamenti provengono dalle TV, che a loro volta sono controllate dalla politica. Il mondo del cinema italiano dovrebbe assolutamente affrancarsi da quello della televisione, come accade ad esempio negli Stati Uniti”.

Pasquini non nasconde un atteggiamento critico nei confronti della scena televisiva di casa, troppo povera di contenuti e ricca di banalità. Egli la ritiene una delle prime cause per cui il cinema italiano, da essa troppo influenzato, abbia perso gran parte del suo fascino all’estero.

“Ci siamo chiusi in una dimensione narrativa troppo locale”, aggiunge, “E poi c’è da dire che la nostra classe politica non mostra alcun interesse verso la produzione cinematografica. Anzi, spesso le pellicole italiane risultano oggetto di campagne denigratorie da parte degli organi di stampa dei Partiti”.

Come dare torto ad Angelo Pasquini, che delinea con chiarezza e sincerità la condizione di gran parte del cinema di casa? Per fortuna, anche se pochi, esistono ancora autori di cui l’Italia può andare fiera nel mondo.

Angelo Pasquini (sceneggiatore) - © Marco Ristuccia

Con quest’ultimo incontro si conclude il neo festival, e si torna a casa sicuramente più ricchi dentro e accompagnati da alcuni spunti di riflessione e approfondimento.

Al termine di questa prima edizione c’è da dire che, seppur in formato compatto, il Tuscia Film Festival 2013 di Berlino ha trovato grande riscontro da parte di un pubblico misto, composto per la maggior parte da Italiani, ma anche da un discreto numero Tedeschi. Le proiezioni dei film sono sempre state accompagnate da sottotitoli in lingua inglese e anche le interviste hanno beneficiato della traduzione in tempo reale, in inglese o direttamente in tedesco.

Il gustoso aperitivo offerto prima delle proiezioni è stato un’ottima occasione d’incontro sociale e di conoscenza dei prodotti tipici della Tuscia.

In fine, il costo di 8€ a serata, comprensivo di degustazione e proiezione, è risultato a nostro parere assolutamente adeguato alla qualità dell’offerta proposta.

Ci auguriamo che il Tuscia Film Festival diventi un appuntamento fisso del vasto e dinamico calendario artistico della capitale tedesca.

Cinema Babylon – Proiezione del film “Viva la libertà” di Roberto Andò - © Marco Ristuccia

 

Claudio Giovannesi (regista) - © Marco Ristuccia

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