La Berlino di vetro

Stazione Centrale di Berlino - Foto: Emilio Esbardo

La nuova Berlino riunificata, proprio come in altri fasi del passato, riparte dall’inizio (Renzo Piano descrive così la riedificazione di pressappoco sette ettari del centro della metropoli: “Ci vogliono cinquecento anni per fare una città e cinquanta per fare un quartiere. A noi hanno chiesto di fare una bella fetta di Berlino in cinque anni”) e in modo prorompente si fa spazio in Europa, proponendosi come la nuova capitale della cultura.


E l’architettura non può che esserne una testimonianza. Essa è il mezzo espressivo più diretto e immediato attraverso il quale si possono cogliere visivamente le caratteristiche, i contenuti, i tratti salienti di una società. Si può leggere in un passaggio di un libro di Carlos Fuentes:

Poteva dedurre dai libri – ti disse – un modo di pensare, di nominare, però voleva vedere come si muovevano, come allungavano la mano, come tenevano la testa. Voleva sapere perchè questa circospezione poteva contenere tutta la passione. E poi voleva che la sua gioventù apprendesse, per prima cosa, la lezione presente nell’architettura, dove la forma è, immediatamente, il contenuto, senza bisogno di ornamento o commento, esattamente come la tragedia è letteratura architettonica: è la sua apparenza…

Il Reichstag, terminato di restaurare nel 1999, con la sua cupola in acciaio e vetro - Foto: Emilio Esbardo

I cambiamenti architettonici più radicali e veloci sono avvenuti a partire dal 1871 con l’unificazione della Germania e dopo la caduta del Muro nel 1989, quando la città divenne, in entrambi i casi, la capitale. Dopo il 1871 si edificò talmente tanto che si coniò il termine di “Berlino di pietra”. Dopo il 1989 è stato costruito interamente un nuovo quartiere lungo la Sprea, quello governativo, e Potsdamer Platz. A mio parere, oggi, si può parlare di una “Berlino di vetro”, visto che quasi tutti i nuovi edifici sono in maggioranza di questo materiale.

l caseificio Bolle, costruito nel 1890, era un prototipo di archeologia industriale. Oggi all’interno dell’edificio vi è un hotel, un ristorante e dei negozi. Dietro al caseificio il Ministero degli interni, portato a termine nel 1994 - Foto: Emilio Esbardo

Non si può non allegare un breve sunto dell’architettura della città di questi due periodi storici non solo per un confronto tra di essi, dato che hanno molte analogie in comune (durante i quali si è dovuto pensare a costruzioni e strutture degne di una capitale europea), ma anche per delineare la Berlino odierna, la Berlino del dopo Muro.


Una Berlino che non ricostruisce confusionariamente ma secondo la cosiddetta “ricostruzione critica”. Infatti, se vi è la possibilità, si tenta di recuperare i tratti originari di una struttura, unendoli al nuovo. Anche quando si è dovuto edificare dal nulla, come il quartiere governativo, si è riusciti a mantenere un legame con la storia attraverso i nomi; un esempio è l’edificio intitolato a Paul-Löbe, ultimo presidente del Reichstag, prima che Hitler conquistasse il potere.

Vari edifici del nuovo quartiere governativo: le costruzioni sono in prevalenza in vetro. Sullo sfondo si può osservare la nuova Hauptbahnhof anch’essa è in prevalenza in vetro - Foto: Emilio Esbardo

Passeggiando tra le strade della ritrovata capitale non è difficile imbattersi in sculture che all’apparenza non hanno nessun significato ma che ricordano importanti avvenimenti; esse ne fanno parte e non possono essere ignorate. Ma di questo ne parleremo nelle prossime edizioni della rivista.

Interno dell’Hauptbahnhof. Si può immediatamente osservare la concezione futuristica della struttura - Foto: Emilio Esbardo

 

LA BERLINO DI PIETRA

Con la vittoria contro la Francia nacque il Reich. I francesi pagarono cinque mila marchi per i danni di guerra, ingrossando le casse dell’imperatore. La borsa di Berlino divenne la più importante della Germania e di conseguenza si trasformò in una delle città imprenditoriali ed economiche più importanti del mondo. Gli 800.000 mila abitanti del 1871 si triplicarono alla fine del secolo.

Per comprendere come le trasformazioni fossero velocissime, basti dire che tra il 1871 e il 1872 vennero costruite 40 banche del credito fondiario e immobiliare. Le maggiori società per azioni influirono nella crescita urbanistica comprando terreni nelle zone più esterne del distretto municipale.

L’Allgemeine Omnibus AG, ossia il trasporto pubblico a cavalli, che solo dopo quattro anni copriva 22 linee tra cui anche le periferie e i settori attigue al centro, fu avviata nel 1868. La Ringsbahn, che univa le stazioni di testa, adiacenti alla vecchia cinta doganale e che coprivano un tracciato a mo di corona, nacque nel 1871; mentre la Stadtbahn, che collegava la parte est con l’ovest, fu costruita nel 1882.

Suggestiva veduta panoramica di Potsdamer Platz di notte - Foto: Emilio Esbardo

Si realizzò una rete fognaria che consentiva lo smaltimento di rifiuti in punti molto distanti dalle fabbricazioni e non più nella Sprea.
Altri lavori che qui ricordiamo sono l’illuminazione pubblica, la manutenzione delle strade e l’estensione dell’acquedotto cittadino, ospedali, scuole, edifici per il culto. Vennero costruiti la sede del Reichstag e il nuovo Palazzo di giustizia.

Il problema principale nelle aree esterne al nucleo storico era la precarietà di abitazioni: vi erano 166.144 alloggi per 826.000 residenti. Le 700.000 abitazioni (è quella che Werner Hegemann definirà come la Berlino di pietra), furono edificate dal 1880 alla fine del secolo. Le industrie si dislocarono in periferia e nacquero quartieri operai come, ad esempio, la Siemensstadt o l’area occupata a Tegel, nel 1898, dalla Borsig.

I due grattacieli Ritz Carlton Berlin e Delbrück-Haus / Foto: Emilio Esbardo

Dagli ultimi vent’anni del 1800 a Berlino ci si occupò soprattutto di portare a termine le grandi opere, mentre le abitazioni soddisfacevano più il bisogno funzionale che non quello estetico. Fu citata spesso la celebre epigrafe baconiana, che Muthesius utilizzò nel terzo volume del suo libro sulla casa inglese: “le case vengono costruite per essere abitate e non per essere guardate”.

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LA BERLINO DI VETRO

Dopo la caduta del Muro l’iniziale preoccupazione è stata quella di cercare di risolvere i problemi riguardanti le aree in precedenza divise in due e quindi sviluppatesi in modo totalmente distinto. Architetti di differenti paesi vennero contattati affinché stilassero le loro idee per il centro di Berlino. A Hilmer e Sattler venne affidata l’area Potsdamer Platz/Leipziger Platz. A Renzo Piano un’ampia zona a sud della nuova Potsdamer Strasse, della Daimler Benz. A Helmut Jahn, l’area a nord della nuova Potsdamer Strasse di proprietà della Sony. Ad Axtel Schultes, la Spreebogen (area lungo la Sprea). A Calatrava e Foster la ristrutturazione del Reichstag.

Grave si è presentata la situazione nei sobborghi orientali con sistemi di prefabbricazione a grandi pannelli: Lichtenberg, Hohenschönhausen, Marzahn, Hellersdorf e si è dovuto immediatamente versare 200 milioni di marchi per il recupero edilizio degli undici distretti dell’est.

Panorama che si offre all’uscita della Hauptbahnhof - Foto: Emilio Esbardo

Berlino, a differenza delle altre grandi capitali europee, si offre ancora a sperimentalismi. Oggi è il Postmodernismo che è di voga e che sta regalando alla città distinte sfaccettature (grazie ai vari stili che questa corrente adopera); anche se quella tendenza di unire presente e passato non è stata dimenticata: Kleihues è uno di quei convinti assertori che bisogna conoscere il passato di un luogo prima di intervenire su di esso.

Nel distretto di Mitte o la Pariser Platz, ad esempio, si è cercato di recuperare i tratti originari, secondo la cosiddetta “ricostruzione critica”; nella Museuminsel (“Isola dei musei”) si stanno rinnovando gli edifici storici.
Pariser Platz fu parzialmente distrutta durante il secondo conflitto mondiale e rifatta tra il 1956 e il 1957; le abitazioni danneggiate vennero abbattute. Il Senato di Berlino decretò, nel 1993, che essa sarebbe dovuta rinascere conservando le sue antiche proporzioni e recuperando la struttura in pianta e le vecchie destinazioni d’uso. È così che l’ubicazione dell’ambasciata americana, l’Accademia delle Belle Arti, dell’Hotel Adlon è la stessa di quella prima della guerra.

Pariser Platz deve il suo nome alla conquista di Parigi nel 1814 e la Brandenburger Tor ne è il suo simbolo (la dea della vittoria fu “rubata” da Napoleone e recuperata successivamente). Anche la Friedrichstraße è stata ripensata secondo il metodo della “ricostruzione critica”, quando nel 1991 la si volle far divenire una via commerciale. Si sarebbe dovuto mantenere il tracciato storico con il rispetto dei vecchi allineamenti di piazze e vie.

Questa strada venne commissionata da Friedrich III (i lavori iniziarono a partire dal 1691). Essa divenne, dal fatidico anno 1871, con i suoi numerosi cafés, ristoranti, teatri, negozi, la via dello svago e degli acquisti. Essendo ritornata ad essere capitale (e ciò ha comportato, come nel passato, a ripensare costruzioni e infrastrutture) si è deciso di costruire gli edifici governativi nel distretto di Mitte e presso l’ansa della Sprea. Lungo il fiume, infatti, si è pianificato il “Band des Bundes” ossia il “nastro della federazione”, che in modo simbolico unisce l’est e l’ovest, una volta divise dal Muro.

Di questi edifici governativi diamo pochi esempi, come la Paul-Löbe-Haus di Braunfels (1997-2000), di otto piani. In questo palazzo ci sono sale riunioni, 900 uffici per i parlamentari, segreterie delle commissioni, etc. Dei tunnels sotterranei lo collegano agli altri stabili parlamentari.

Il Reichstag venne adottato come sede del Parlamento nel 29.10.1991. Il progetto, affidato a Sir Norman Foster, manteneva l’antico nucleo neobarocco e non vennero eliminati quei graffiti dei soldati russi del 1945 scoperti durante i lavori. E fu il Parlamento stesso a volere, contro il parere dell’architetto, la cupola pensata in modo moderno (in vetro).

Il Reichstag (1884-94) fu costruito da Paul Wallot con lo scopo di impersonificare la maestosità del rifondato Reich tedesco (1871).
Il 28 maggio 2006 è stata inaugurata la Hauptbahnhof – “Stazione centrale” – (dall’architettura futuristica. Anch’essa in vetro), che rappresenta il più grande nodo ferroviario europeo. Essendo la maggioranza delle nuove costruzioni in vetro, credo che ci si possa arrogare il diritto di parlare di una nuova “Berlino di vetro”.

testo e foto di Emilio Esbardo

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