Arte all’ombra del Muro - Intervista a Kiddy Citny

Kiddy Citny nel suo atelier nel quartiere di Schöneberg a Berlino - Foto: Emilio Esbardo

di Emilio Esbardo

Kiddy Citny è nato il 26 maggio 1957 a Bad Cannstatt presso Stoccarda. È cresciuto a Brema dove ha abitato fino al 1976, quando ha deciso di trasferirsi a Berlino. S’inserisce velocemente nella scena artistica sperimentale berlinese, allora una delle più importanti a livello internazionale. Fonda il gruppo punk “O.U.T.”, con il quale organizza, per due anni, concerti in giro per l’Europa con l’allora già famosa cantante Nina Hagen. Durante i concerti pernottavano per lo più in case occupate. Nel 1981 fonda il gruppo “Sprung aus den Wolken”. Kiddy viene ricordato oggi soprattutto per essere stato il primo, insieme a Thierry Noir, ad aver iniziato a dipingere il Muro: disegnava principalmente cuori e principi, che diventano il segno distintivo della sua arte. Le sue ispirazioni provengono dalle sue canzoni. Dipinge praticamente ciò che canta.


Con i suoi disegni Citny voleva sensibilizzare le persone ad intraprendere azioni pacifiche volte all’abbattimento del Muro. Le sue motivazioni precise le ha descritte nei suoi manifesti del 1990 intitolati “Paint down the walls” e “Freedom Manifesto”. In un bel passaggio si può leggere: “…poiché disponiamo solo di una vita sulla terra, il nostro desiderio di libertà globale si fonda su una civiltà onesta – l’umanità è giunta ad un punto dove l’irresponsabilità avrà delle forti ripercussioni – est-ovest, giochi di guerra, imprese multinazionali, i governi, e nell’ombra ancora milioni di persone soppresse…”

Immediatamente dopo la caduta del Muro, Citty ha lasciato Berlino per poi ritornarvi molti anni più tardi. Alcuni segmenti del Muro con i suoi dipinti hanno avuto successo all’asta di Montecarlo.

Nell’incontrare personalmente Kiddy Citny nel suo studio, nel quartiere di Schöneberg, il nostro discorso si è incentrato soprattutto sulla sua vita e sulla Berlino divisa dal Muro.


Ciao Citny, tu sei nato il 1957 a Bad-Cannstadt presso Stoccarda. Nel 1976, a 19 anni, ti sei trasferito a Berlino. Nonostante o perché c’era il Muro?


Mi sono trasferito a Berlino, perché negli anni ’70 era l’unica città nella Germania occidentale, che aveva un fascino, una tensione, una cultura florida e soprattutto una forma di protesta.

Kiddy Citny nel suo atelier a Berlino - Foto: Emilio Esbardo

Mi puoi descrivere il viaggio? Cosa ti ricordi dei posti di transito?


È stato un viaggio molto lungo. Durante il periodo della divisione della Germania da Amburgo a Berlino, con il treno, ci si impiegava quasi 6 ore. Oggi invece solo un’ora e mezza. C’erano sempre un sacco di controlli nella DDR. Berlino era un’isola nel blocco orientale. Ogni viaggio era come in uno scenario di un film di spionaggio con tutti quei controlli.

Hai aneddoti, storie personali legate al Muro da raccontarmi?

In una tournee siamo andati a Berlino est con l’autobus. Durante il viaggio di ritorno, mentre stavamo bevendo del whisky vicino al confine si è avvicinato un ragazzo che voleva avere anche lui un bicchierino. Gli abbiamo fatto fare un sorso e poi sbigottiti abbiamo assistito al suo arresto solo per un motivo così banale. Era una situazione assurda. Storielle divertenti su Berlino est non ce ne sono. È soltanto una “grossa merda” ciò che è accaduto lì. Io una volta sono stato in Romania, nelle montagne della regione dei Kapaten, dove ho conosciuto un ragazzo di Berlino est. A causa delle nostre distinte educazioni e delle differenti ideologie in cui eravamo cresciuti, non ci siamo parlati e non abbiamo giocato assieme, perché ognuno pensava che l’altro fosse il nemico. Ci vorranno tra le 2 o 3 generazioni, anche a Berlino, finché nessuno più saprà, ciò che è accaduto durante il periodo del Muro.

Kiddy Citny nel suo atelier a Berlino - Foto: Emilio Esbardo

Potresti descrivermi cosa provavi quando visitavi Berlino est?

Ho visitato Berlino est raramente, forse una volta all’anno. Ciò che ho percepito è stato “Tristesse” – Tristezza. Non vi erano dei motivi reali per andare a Berlino est. Ci si doveva travestire, sembrare come uno di loro, perché se avessero capito che eri dell’ovest, saresti stato circondato da una folla numerosa e ognuno avrebbe voluto qualcosa. Era snervante, tutti avrebbero chiesto: “hai una musicassetta per me? Hai un disco? Un jeans forse?” Per questo bisognava vestirsi come uno di loro, sembrare uno di loro, cosa difficilissima. Gli edifici erano esattamente come nel dopoguerra, totalmente distrutti. Tutti si chiedevano perché questa era la capitale della DDR.

Com’era vivere nella Berlino divisa? Riesci ancora a percepirne l’atmosfera? Puoi sentire ancora lo stato d’animo di quel periodo?

Mi ricordo di un tabu: nessun berlinese dell’ovest, per muoversi in città, utilizzava la S-Bahn (la ferrovia urbana), sebbene fosse in funzione, perchè era in possesso della DDR e dunque veniva boicottata. Esisteva il motto: “Noi non finanziamo il nemico con il biglietto del viaggio!”. I controllori indossavano tutti le uniformi tipiche della Repubblica Democratica e dava fastidio vederli. Mi è rimasto anche impressa l’abitudine dei giovani di giungere con la metropolitana alla fermata “Checkpoint Charlie” e comprare wodka a basso prezzo nell’Intershop (una catena di vendita al dettaglio della DDR).

Poi hai fondato il gruppo “Punk O.U.T.” e sei andato in giro per due anni in tour per l’Olanda, l’Inghilterra e la Svizzera. Quali sono i tuoi ricordi? Ci puoi raccontare qualcosa di questo periodo?

È stato un periodo divertente, molto bello. Abbiamo fatto musica e vissuto in case occupate ad Amsterdam, Londra e Zurigo. Ci siamo divertiti molto a suonare.

Nel 1981 hai fondato il gruppo “Sprung aus den Wolken”.
..

Allora abbiamo fondato anche una casa discografica, la “Kassettekombinat”, per dare la possibilità ai gruppi sperimentali di pubblicare le loro musiche, le loro poesie. La nostra sede era in un edificio, al cui pianterreno avevamo un negozietto, dove si vendevano cassette musicali. Nella cantina vi era uno studio dove facevamo le nostre prove ma dove abbiamo prodotto anche altri gruppi come i “Tödliche Doris”, “Tabea Blumenschein” e “Leben und Arbeiten”. Oggigiorno non esiste una vera scena underground a Berlino come allora.

Kiddy Citny durante il concerto con il suo gruppo Sprung aus den Wolken il 9 novembre 2011 in occasione dei 22 anni della caduta del Muro - Foto: Emilio Esbardo

Quando sei arrivato a Berlino vi era una vivace scena musicale. In città vivevano personaggi famosi come David Bowie, Iggy Pop, DAF, Malaria, Nina Hagen. Hai conosciuto qualcuno di loro?

Allora, a Berlino, esistevano occasioni infinite. Tutto era possibile, ogni artista che sapeva fare qualcosa, l’ha realizzata. È stato un periodo di rinascita culturale: proprio tra la fine degli anni ’70 e inizi anni ’80, abbiamo vissuto i momenti più emozionanti. Nessuno si interessava che David Bowie o Iggy Pop abitavano dietro l’angolo. Io ho lavorato al caffè “Anderes Ufer”. Loro venivano sempre per colazione, per questo li ho conosciuti. I club più frequentati, punto d’incontro anche degli artisti famosi, erano “Jungle”, “DNC”, “Music Hall”, “Roxy”, “Schneecafe”, “Risiko”, “Ex’n Pop”. Erano sparsi nei quartieri di Kreuzberg, Wilmersdorf, Charlottenburg.

Perché hai iniziato a dipingere il Muro?

Perché volevo comunicare l’assurdità del Muro. Thierry Noir ed io abbiamo avuto per primi l’idea di dipingere il Muro e “rinchiuderlo nell’arte”. Una prigione d’arte. Poi fortunatamente il Muro è crollato e noi abbiamo iniziato a dipingere altre cose.

Come hanno reagito le persone?

Le persone hanno pensato che una cosa buona e ci hanno sostenuto. Il Senato lo ha utilizzato per i suoi prospetti. Registi come Wim Wenders ci hanno ingaggiato per girare brevi scene come quella per “Il cielo sopra Berlino”. È stata la prima forma di arte di strada a Berlino.

I tuoi temi più frequenti erano Principi e Cuori. Per l’illustrazione della tua canzona “Pas Attendre” tu hai disegnato questi principi. Come ti è venuta questa idea? C’è un motivo specifico?

Sì, i principi hanno una corona sulla testa ed io credo che qualsiasi uomo debba sentirsi come un re.


Secondo te l’arte ha un compito?

Io credo che l’arte era, è e sarà sempre la forma più alta di comunicazione in tutto il pianeta.


Tu ti sei espresso contro il “turismo del Muro”? Perché?

Perché il Muro vero e proprio non esiste più, è stato abbattuto velocemente. La storia non coincide, è stata manipolata. Il tratto di Muro, pieno di graffiti, denominato “East-Side-Gallery”, è quello che dava nella parte est di Berlino. Quella parte non poteva essere neanche sfiorata dalle persone, figuriamoci dipinta. Lo hanno fatto vari artisti dopo la riunificazione della città a partire dal 1990. L’aspetto terrificante è scomparso completamente: ai turisti ignari si trasmette un lato allegro del Muro, composto di dipinti pieni di colori ma è pura menzogna. È come essere a Disneyland. C’è dunque un quadro falso della storia.

Tu però hai realizzato un dipinto all’East-Side-Gallery?


Sì, anch’io ho realizzato un mio disegno all’East-Side-Gallery, che però diceva “Chi incula chi: l’ovest incula l’est”.

Come giudichi le trasformazioni di Berlino avvenute negli ultimi 20 anni?


Ogni volta che osservo le zone risanate di Berlino est, penso: “Boah. È bello esattamente com’era una volta l’ovest”. Sociologicamente e economicamente, oggi, l’est è ciò che Berlino ovest era negli anni ’70. Si è soltanto capovolta la situazione. Negli ultimi 20 anni la cultura ha avuto luogo a Berlino est. Adesso lentamente sta ritornando di nuovo nell’ovest. Vi è ad esempio una nuova scena delle gallerie d’arte nella Potsdamer Straße. Berlino è la città più giovane del mondo, ha appena 22 anni. Anche per questo l’amo. Si può ancora spostare, cambiare, modificare qualcosa. Si può avere una buona qualità di vita come in passato. Nella DDR vi era uno stato di sorveglianza della Stasi, che era un fascismo perfezionato. Erano ancora più accurati e precisi dei fascisti nel terzo reich.

Se non sbaglio, hai suonato anche con il famoso gruppo “Einstürzenden Neubauten”. Che esperienza è stata?


È stata un’esperienza interessante. Abbiamo fatto una tournee con il titolo “die Berliner Krankheit” (La malattia berlinese) e abbiamo tenuto in tutto 22 concerti nella Germania ovest, in Austria e in Svizzera. È stato un mese divertente. È stato “Berlino puro” nei saloni di Monaco, Kassel e Amburgo.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sono tantissimi. Vorrei soprattutto iniziare a scrivere nuove canzoni.

 

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