di Emilio Esbardo
Il 4 maggio 2015, a Berlino, si è tenuto l’evento “luoghi ideali”, organizzato dal PD di Berlino, a cui ha partecipato Fabrizio Barca. Al termine della serata, ho colto l’occasione per intervistare l’ex ministro (dal 16.11.2011 al 28.04.2013) per la coesione territoriale del governo Monti.
Signor Barca, che funzione hanno, secondo lei, i circoli del PD all’estero? Tali circoli possono avere una qualche influenza sulla vita quotidiana e politica italiana?
I circoli del PD all’estero potrebbero avere un ruolo importante, ma non solo per rappresentare, in qualche modo, la voce dei cittadini italiani, ma soprattutto per costruire un’alleanza con i partiti fratelli del partito social-democratico italiano nei diversi Paesi europei e insieme individuare delle battaglie da fare, anche piccole, nei confronti dell’Unione Europea che la spinga in avanti. Da questo punto di vista c’è uno spazio, se il PD sapesse capirlo.
Perché ha deciso di aderire al partito democratico?
Durante la mia attività di Ministro sotto il Governo Monti, ho sentito la terribile mancanza nei territori del Paese di un soggetto che desse voce alla società. Mi sono trovato troppe volte, come ministro della Repubblica, quindi come istituzione, con la società davanti, senza intermediari. Ho aderito al Partito Democratico, perché era il partito meno lontano dalle mie idee.
Lei come vede il futuro politico, sociale, economico dell’Europa?
È un futuro incerto, se non si comprende che l’Europa è sospesa e che la situazione attuale è insostenibile. Bisogna comprendere che l’Europa deve progredire, che sono necessari dei passi verso l’unificazione politica, altrimenti si torna indietro.
Lei ha parlato di cittadinanza attiva. Ne abbiamo realmente bisogno oggigiorno? E perché?
La cittadinanza attiva è un fatto: è la consapevolezza da parte di un numero crescente di cittadini, che si conta in un Paese come l’Italia in 400-500 mila forse anche più di un milione, di avere la competenza morale, la competenza tecnica per poter occuparsi direttamente o influenzare in qualche modo le decisioni pubbliche. È un patrimonio incredibile se lo sappiamo utilizzare.
Il caso della Grecia può essere positivo nel dibattito interno dell’Europa oppure è soltanto qualcosa di negativo al momento?
Può essere positivo, ma ho l’impressione che lo stiamo affrontando, non come occasione per aggiornare, modificare, rilanciare l’Europa, ma soltanto per risolvere semplicemente il problema. Quindi da esso, non vedo venire, se non degenera, un rilancio politico dell’Europa.
Lei è stato ministro sotto il Governo Monti. A livello politico e umano cosa le ha apportato?
A livello politico, la consapevolezza che da quella posizione puoi veramente influenzare le cose, se fai molta attenzione, non solo alle norme, ma soprattutto all’attuazione degli interventi. Sul piano umano, una straordinaria relazione con i colleghi ministri, che non mi aspettavo, e anche il convincimento, che sarebbe bene che tutti i governi incoraggiassero un fortissimo dialogo fra i ministri che compongono la compagine di Governo.
Lei è stato Professore in differenti università. Quale città e quale Università l’ha colpita di più?
A livello internazionale ho insegnato soltanto in Francia. Mi ha colpito molto l’Università Sciences Po a Parigi. In Italia ho insegnato in tantissime università ed ho sempre constatato la grande qualità degli studenti italiani, che si manifesta palesemente negli ottimi risultati, che ottengono all’estero.
Cosa la differenzia da suo padre Luciano, ex partigiano e senatore?
Solo il nome. Credo di essere stato contagiato moltissimo da mio padre. Il suo insegnamento più grande, che forse ha pesato di più, è quello di stare ad ascoltare gli altri.
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Fabrizio Barca, classe 1954, di Torino, prima di ricoprire la carica di ministro, è stato, dal 1999 al 2006, Presidente del Comitato per le politiche territoriali dell’OCSE. Tra i vari lavori svolti vi è quello di professore universitario in numerose università a Milano, Parigi, Parma, Roma, Urbino, Siena e Modena. Ha soggiornato come professore ospite negli Stati Uniti. L’11 aprile 2013 entra a far parte del PD.
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