ITALIAN FILM FESTIVAL - SPECIALE BERLINO CITTÀ CINEMATOGRAFICA

Terence Hill, Paola Cortellesi, Antonio Albanese durante il Festival Italiano a Berlino - foto e collage: Emilio Esbardo

di Emilio Esbardo

Dal 7 all’11 novembre 2018 si è tenuta la quinta edizione dell’Italian Film Festival Berlin. Ospite d’onore è stato uno dei miei eroi d’infanzia Terence Hill, che insieme a Bud Spencer ha rallegrato molte mie serate.


Nel CineStar all’interno della Kulturbrauerei, ex birrificio storico, è stato presentato Il mio nome è Thomas, sesta pellicola dietro la macchina da presa di Terence Hill, che interpreta pure la parte del protagonista.

Dal vivo, Terence mi è sembrato molto più giovane della sua età (79) e in piena forma. Ha concesso molte interviste ed ha firmato tantissimi autografi ai fan che lo hanno accerchiato. Terence Hill e Bud Spencer sono amatissimi anche dai tedeschi.

In una sala gremita, Terence ha introdotto il suo ultimo lavoro, sorprendendo gli ospiti quando si è rivolto a loro in tedesco. In realtà, cosa poco conosciuta, la madre dell’attore, il cui vero nome è Mario Girotti, è originaria di Dresda.

Gran parte del discorso si è concentrato sul suo primo incontro con Bud Spencer, nome d’arte di Carlo Pedersoli, che avvenne nel 1967 ad Almería in Spagna durante le riprese di Dio perdona… io no! (Il titolo iniziale era Il cane, il gatto e la volpe). I due avevano già recitato nel 1959 in Annibale del regista Carlo Ludovico Bragaglia, senza però mai incontrarsi personalmente. Ciò che li accumunava maggiormente era l’amore per lo sport: Terence Hill era un ex pugile e atleta di ginnastica artistica mentre Bud era un ex campione di nuoto.

Terence Hill durante la presentazione del suo film - foto: Emilio Esbardo

I fan di Terence Hill. Si può notare la foto autografata dall'attore - foto: Emilio Esbardo

Ma mentre Mario Girotti aveva iniziato la sua carriera a soli dodici anni, esordendo con una particina in Vacanze col gangster di Dino Risi; Carlo Pedersoli è divenuto attore per caso – ad attrarre l’attenzione dei registi è stato il suo fisico imponente – in età adulta, facendo la sua prima apparizione sul grande schermo nel 1950 in Quel fantasma di mio marito di Camillo Mastrocinque. Terence di fronte al pubblico divertito, ha spiegato i retroscena di Dio perdona… io no!, che ha permesso a Mario Girotti e a Carlo Pedersoli di divenire una coppia leggendaria, amatissima a livello internazionale.

Il giovane Mario Girotti dapprima non era stato ingaggiato per la parte di co-protagonista. Il caso volle che un paio di giorni prima delle riprese Peter Martell, che aveva ottenuto il ruolo principale, bisticciando con la ragazza, ha dato un calcio al muro, rompendosi il piede destro.

“Il primo giorno, il regista Giuseppe Colizzi”, ha raccontato Terence: “che mi aveva scelto per la mia somiglianza con Peter Martell, mi ha letteralmente catapultato sul set, senza neanche avermi mostrato prima il copione. Fissandomi, mi ha detto di spogliarmi, mi ha consegnato pistola, maglia e cappello, e mi ha presentato a Carlo, invitandomi a girare immediatamente una scazzottata con lui”.

Questa prima zuffa simulata ha dato origine al celebre “pugno del piccione” di Bud Spencer. L’allora sconosciuto Carlo Pedersoli si è rivolto così all’altrettanto sconosciuto Mario Girotti: “Ti tiro un pugno verticale”, ricevendo la risposta: “E io cado come un piccione colpito da una fucilata”.

Anche i loro pseudonimi sono nati sul set di Dio perdona… io no!.

Mario Girotti opterà per Terence Hill da una lista di nomi inventati, mentre Carlo Pedersoli sceglierà Bud Spencer in onore del suo attore preferito Spencer Tracy e dalla birra Budweiser, commercializzata in Italia semplicemente come Bud.

Nel periodo del dopoguerra era di moda assegnare agli attori nomi dal suono americano.

L’incontro con Bud Spencer gli ha fatto conoscere il lato comico della sua personalità, ereditato dalla madre Hildegard.

“Un giorno, durante il periodo natalizio del 1970”, ha raccontato Terence, “il regista Enzo Barboni (alias E.B. Clucher), mentre faceva il giro delle sale cinematografiche per vedere la reazione della gente al film Lo chiamavano Trinità…, mi ha chiamato al telefono per dirmi che gli spettatori erano come impazziti, ridevano a crepapelle e battevano i piedi durante l’intera proiezione. Al che affermai: io mica faccio ridere! E Barboni mi rispose: Invece sì”.

Almería non rappresenta purtroppo solo l’inizio di una coppia leggendaria bensì anche la loro fine: è proprio qui, mentre stava girando Il mio nome è Thomas, che Terence ha appreso della morte di Bud Spencer il 27 giugno 2016.

“È stata come la chiusura di un cerchio”, ha detto, “perché ho ricevuto la notizia del suo decesso nel luogo dove ci siamo conosciuti. Alla profonda tristezza è subito subentrata una gioia profonda, perché ho percepito che Bud mi stava comunicando qualcosa, come se mi stesse dicendo perché ero lì cinquant’anni dopo il nostro primo incontro. Il mio ultimo film è dedicato a lui”.

Il mio nome è Thomas segna il suo ritorno alla regia e al cinema dopo vent’anni: il personaggio principale, Thomas appunto, è una persona solitaria e taciturna, che intraprende un viaggio verso Almería, con l’intento di leggere il libro Lettere dal deserto di Carlo Carretto. A stravolgere i suoi progetti è l’incontro casuale con Lucia (Veronica Bitto) in un’area di servizio, mentre lei fuggiva da due tizi loschi…

Paola Cortellesi, Antonio Albanese e Riccardo Milani - foto: Emilio Esbardo

Gli spettatori del festival italiano a Berlino - foto: Emilio Esbardo

L’altro film che ho visto s’intitola Come un gatto in tangenziale di Riccardo Milani – diffuso nelle sale cinematografiche italiane nel 2017 – che ha ottenuto il Premio del Pubblico 2018 dell’Italian Film Festival: oltre duemila spettatori lo hanno giudicato il migliore tra i sei proiettati a Berlino quest’anno. È una pellicola molto interessante perché, secondo me, descrive molto bene uno spaccato della società italiana attuale, mettendo a confronto due classi sociali: da una parte, quella di Giovanni (interpretato da Antonio Albanese), appartenente ad una famiglia altolocata, presidente di un think tank che sta portando a termine un resoconto dettagliato per il Parlamento europeo sulla situazione delle periferie romane. Dall’altra, quella di Monica (interpretata da Paola Cortellesi), appartenente ad una tipica famiglia disagiata del quartiere romano conosciuto come Bastogi.

Due mondi contrapposti s’incrociano quando Alessio (Simone de Bianchi), figlio di Monica, si fidanza con la tredicenne Agnese (Alice Maselli), figlia di Giovanni.

Attraverso situazioni tragicomiche il regista riesce ad evidenziare la divisione, la contrapposizione netta di due ceti nella nostra società contemporanea: Giovanni impersona l’Europa della gente benestante, che guarda fiduciosa al futuro. Monica, invece, rappresenta tutte quelle persone che si sentono come se fossero i perdenti della globalizzazione, abbandonati a se stessi dalle istituzioni. Sonia Bergamasco interpreta la parte di Luce, l’ex moglie ricca di Giovanni, che coltiva lavanda per profumi in Francia. Claudio Amendola è Sergio, il marito di Monica, in carcere da anni, condannato per gravi lesioni.

Entrambi i genitori, Giovanni e Monica, dopo aver fatto di tutto per interrompere la relazione tra i loro figli, imparano a conoscersi e a diventare loro stessi molto più che amici.

Dopo la proiezione Paola Cortellesi e Riccardo Milani hanno discusso a lungo sul film ed hanno risposto alle domande del pubblico.

Riccardo Milani, classe 1958, regista e sceneggiatore – ha debuttato nel 1997 con Auguri professore – ha detto che lui è stato sempre un sostenitore del cinema popolare, semplice, che tratta, però, in maniera approfondita, temi importanti che riguardano l’Italia.

Paola Cortellesi, classe 1973, di Roma, è una prolifica attrice, sceneggiatrice e cantante. Ha debuttato in televisione nel 1998 nella trasmissione Macao; nel cinema invece nel 2000 in Chiedimi se sono felice. Ha dichiarato di essere soddisfatta per come è stato accolto il film, che in Italia ha avuto un grandissimo successo di pubblico e di critica.

Prima della proiezione anche Antonio Albanese si è presentato brevemente al pubblico.

L’Italian Film Festival Berlin è organizzato dal Tuscia Film Fest, in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura, l’Ambasciata d’Italia, la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Cineteca Nazionale e con il supporto dell’Agenzia Nazionale del Turismo Enit e dell’Agenzia Regionale Lazio. Il prossimo appuntamento è per novembre 2019.

HOMEPAGE FESTIVAL: www.italianfilmfestivalberlin.com

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