di Redazione
Fino al 9 marzo p.v. l’Istituto Italiano di Cultura di Berlino ospita un’interessante mostra fotografica, patrocinata dall’UNESCO, dal Ministero degli Esteri, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e con il sostegno della Compagnia di San Paolo, dal titolo “UNESCO-ITALIA”, (Unesco-Weltkulturerbe in Italien), esposizione che documenta – attraverso le opere di alcuni tra i più noti fotografi Italiani – i siti UNESCO dichiarati patrimonio dell’umanità nel Belpaese. E davvero si può, almeno per una volta a buon diritto, parlare dell’Italia come di un Belpaese, osservando le circa 130 immagini in mostra scattate nel corso degli ultimi anni da artisti del calibro di Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice e Ferdinando Scianna, (solo per citarne alcuni) che attraverso il loro sguardo esperto magnificano ancor di più ciò che è già di per sé capolavoro del genio umano o opera della natura o di entrambe le cose insieme.
L’Italia può vantare il più alto numero di siti UNESCO al mondo, seguita a breve giro dalla Cina, dalla Spagna e dalla Francia. I siti dichiarati patrimonio dell’Umanità sono attualmente 47, ma si arriva ai 50 contando anche ciò che da alcuni anni viene definito dalla Agenzia delle Nazioni Unite Patrimonio immateriale dell’umanità: i pupi siciliani, il canto a tenore sardo e -insieme ad altri paesi- la dieta mediterranea. I siti UNESCO si dividono – in effetti – in due filoni principali: patrimonio materiale (naturale, culturale o misto) e patrimonio immateriale.
I criteri per la nomina a patrimonio dell’umanità spesso chiariscono perché alcuni siti meno noti siano siti UNESCO, mentre casi apparentemente più eclatanti facciano ancora parte della cd. tentative list che ogni anno viene sottoposta all ́UNESCO. Tra gli altri: il sito deve rappresentare un capolavoro del genio creativo dell’uomo, aver esercitato un’influenza considerevole in un dato periodo o in un’area culturale determinata, sullo sviluppo dell’architettura, delle arti monumentali, della pianificazione urbana o della creazione di paesaggi;
oppure: costituire testimonianza unica o quantomeno eccezionale di una civiltà o di una tradizione culturale scomparsa; o ancora: costituire un esempio eminente di insediamento umano o d’occupazione del territorio tradizionale, rappresentativi di una cultura soprattutto quando esso diviene vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili;
infine: essere un esempio eccezionale di processi ecologici e biologici in essere nello sviluppo e nell’evoluzione degli ecosistemi terrestri, delle acque dolci, costali e marini e delle comunità di piante ed animali e contenere gli habitat più importanti e significativi per la conservazione in situ delle diversità biologiche, comprese quelle contenenti specie minacciate di eccezionale valore universale dal punto di vista scientifico o della conservazione.
E chi a Padova, dopo aver osservato sbigottito la Cappella degli Scrovegni per i pochi minuti consentiti è poi andato a respirare a pieni polmoni in un angolino dell’Orto Botanico, fondato nel 1545 su delibera del Senato della Repubblica Veneta e noto per essere il più antico Orto universitario del mondo?
E ancora: nel 2011 sono stati dichiarati patrimonio dell’Umanità “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”, emblema di un Langobardorum Imperium destinato a perdurare per più di 200 anni, contraddistinto dalla significativa realizzazione di impressionanti opere architettoniche, tra cui Il tempietto Longobardo a Cividale del Friuli (UD) Il complesso monastico di San Salvatore – Santa Giulia (BS) Il castrum di Castelseprio – Torba (VA) Il santuario Garganico di San Michele a Monte Sant’Angelo (FG).
Insomma, accanto alle giuste polemiche riguardanti la gestione del patrimonio culturale italiano e ai titoli eclatanti sui crolli a Pompei, sugli accessi al Colosseo, sull’immondizia nel centro di Napoli, è doveroso far conoscere, specialmente al pubblico tedesco, (ma anche agli italiani, talmente assuefatti alla bellezza dei propri luoghi tanto da dimenticarne – spesso – l’eccezionalità) una realtà molto più articolata e ricca, fatta anche di eccellenze, di unicità, di particolarismi fragili e preziosi come quelli che la nostra cultura è stata in grado di produrre e che ora siamo chiamati a salvaguardare e promuovere con ogni mezzo a disposizione.
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