Tracce del passato a Berlino

Berlino è una metropoli ricca di piccole tracce che ne ricordano gli avvenimenti passati. Molte di esse sono difficilissime da riconoscere. L’arte può avere anche un influsso nella vita quotidiana dei cittadini, può assumere una funzione pubblica. Questo avviene quando si espongono opere in luoghi come piazze o strade, dove, volenti o nolenti, gli abitanti interagiscono con esse. Le statue fatte erigere dalla SED avevano il compito di evocare continuamente i crimini di guerra dei nazisti o le grandi personalità socialiste come, ad esempio, la statua di Lenin sulla Leninplatz.   

Placca commemorativa del Muro - Foto: Emilio Esbardo

Berlino è una metropoli ricca di piccole tracce che ne ricordano gli avvenimenti passati. Molte di esse sono difficilissime da riconoscere. Ad esempio, nel 1961 Ulbricht decise di far rimuovere la statua di Stalin (inizio della destalinizzazione sia in USSR che nella RDT), e pochi sanno che:

Il monumento è stato scomposto nelle sue singole parti e sciolto nella fonderia VEB. Il materiale tornò a vantaggio di tutti i cittadini della Berlino est. Esso fu utilizzato per farne figure di animali in bronzo, che, i visitatori, ancora oggi, ne possono godere a Tierpark … così vennero eliminate tutte le tracce del monumento di Stalin. Tuttavia le guardie della Stasi non poterono impedire, che i lavoratori della fonderia sottraessero, come souvenir, il naso e una punta dei baffi del dittatore sovietico. Questi rari reperti ritornarono alla luce dopo la svolta e possono essere ammirati in un museo nel Café Sibylle in Karl-Marx-Allee. (1)

Wolfgang Rüppel, Denkmal des 17 Juni 1953; realizzata nel 2000, ricorda lo sciopero avvenuto nel 1953 nell’allora DDR e conclusosi tragicamente. - Foto: Emilio Esbardo

L’arte può avere anche un influsso nella vita quotidiana dei cittadini, può assumere una funzione pubblica. Questo avviene quando si espongono opere in luoghi come piazze o strade, dove, volenti o nolenti, gli abitanti interagiscono con esse. Le statue fatte erigere dalla SED avevano il compito di evocare continuamente i crimini di guerra dei nazisti o le grandi personalità socialiste come, ad esempio, la statua di Lenin sulla Leninplatz. Dopo la caduta del Muro, vari artisti di tutto il mondo furono incaricati, sia dal governo che da imprese private, di realizzare numerose sculture nel centro di Berlino:

Dopo la riunificazione si trasferirono una serie di imprese nel distretto storico di Mitte Berlin (“Berlino centro”) che ora viene definito solo come Neue Mitte (“Nuovo centro”), e attrezzarono le sedi delle loro imprese, ma anche le attigue strade, piazze, i passaggi delle gallerie commerciali, con opere di arte figurativa. (2)

Frank Thiel, Leuchtkästen; realizzata nel 1998 monumento a ricordo del Checkpoint Charlie. Si trova lungo la Friedrichstraße. - Foto: Emilio Esbardo

Berlino ha perso, a differenza di altre grandi capitali europee (Roma, Vienna, Parigi, etc. etc.) gran parte del suo patrimonio storico e molte di queste nuove sculture hanno il compito di ricordare importanti avvenimenti del passato:

Opere come la Missing House (Casa Mancante) di Christian Boltanskis o come la Mahnmal für die Bücherverbrennung (Monumento Commemorativo dell’incendio dei libri) di Micha Ullman a Bebelplatz o gli Orte des Erinnerns (Luoghi del ricordo) con i quali Renata Stih e Frieder Schnock diedero dei precisi segnali nel quartiere bavarese, offrono convincenti forme artistiche, con le quali la memoria dei crimini del nazionalsocialismo e, con essa collegata, l’ammonimento politico, raggiunge un grande cerchio di osservatori. (3)

Rainer Görs, Denkzeichen Modezentrum, realizzata nel 2000. Si trova a Hausvogteiplatz, che era il centro della moda di Berlino sin dagli anni trenta del diciannovesimo secolo. Intorno al 1914, circa l’80% delle attività apparteneva agli ebrei, che furono poi mandati nei campi di sterminio dei nazisti. Salendo le scale si possono leggere alcuni nomi e date (fino al 1939) di queste attività. - Foto: Emilio Esbardo

Dunque vi sono episodi, che la città non ha nessuna intenzione di dimenticare, lo stesso odiato Muro, abbattuto così velocemente, viene richiamato alla memoria attraverso piccolissime tracce sparse per le strade della metropoli. Ci limiteremo a citare solo alcune di queste sculture della nuova Berlino.

testo e foto Emilio Esbardo

NOTE

(1) Hans-Hermann Hertle/Stefan Wolle, Damals in der DDR, Goldmann Taschenbuchausgabe, München, 2006, pag. 24

(2) Hans Dickel/Uwe Fleckner, Kunst in der Stadt – Skulpturen in Berlin, Nicolaische Verlagsbuchhandlung, 2003, pag. 16

(3) Ibidem, pag. 19

Micha Ullmann, Bibliothek; realizzata tra il 1993-94, è una scultura in memoria dell’incendio dei libri da parte dei nazisti - Foto: Emilio Esbardo

Dan Flavin, Ohne Titel; realizzata nel 1996. L’ex Hamburger Bahnhof, che oggi è la sede del Museum für Gegenwart (Museo dell’arte contemporanea) è un edificio storico. L’autore ha posto sulla struttura originaria delle illuminazioni elettriche di colore azzurro. Di notte esse catturano l’attenzione dei passanti su un edificio che incarna, in tal modo, il passato e il presente della città. - Foto: Emilio Esbardo

Karla Sachse, Kaninchenzeichnen; realizzato nel 1999, questo coniglio, tra la Liesen e la Wöhlerstraße, demarca il confine tra Berlino est e ovest, dove una volta c’era il Muro: “I conigli erano diventati nella parte est della città il simbolo della libertà già molto tempo prima della caduta del Muro. Possedevano il privilegio di attraversare il confine tra est ed ovest senza passaporto. Erano liberi, mentre gli abitanti della RDT erano rinchiusi nel paradiso degli operai e degli agricoltori...” - Foto: Emilio Esbardo

Ayşe Erkmen, Evde - Am Haus; realizzata nel 1994, mette in evidenza l’importanza storica dei turchi a Berlino, soprattutto a Kreuzberg e, di come essi abbiano influito sulla vita culturale della città. - Foto: Emilio Esbardo

Christian Boltanski, The Missing House; scultura realizzata nel 1990. Nel febbraio del 1945 un condominio di Grosshamburger Strasse, i cui antichi abitanti erano tutti ebrei, venne abbattuto dai bombardamenti aerei. Boltaski, come dice il titolo “La casa mancante”, ha realizzato uno spazio commemorativo che ricorda l’assenza dell’edificio. Ci sono dei cartelli che indicano i nomi degli inquilini, con le loro date di nascita e morte, le loro professioni e l’appartamento che ognuno di essi occupava. - Foto: Emilio Esbardo

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