WU MING A BERLINO: tre appuntamenti tra passato, presente e futuro del collettivo bolognese

Logo della band

di Emanuele Bellintani

Lo scorso weekend il collettivo Wu Ming ha fatto tappa a Berlino: tre giornate e tre atti tra letteratura e musica che hanno esplorato il passato, il presente ed il futuro del collettivo bolognese. Una serie di eventi resa possibile dall’impegno e dalla collaborazione dell’Italienzentrum della Freie Universität Berlin e della libreria Mondolibro: il gran finale è stato dedicato alla scoperta dell’officina narrativa di Wu Ming, alla prossima uscita editoriale sulla Prima Guerra Mondiale e ad una anteprima del nuovo reading “Schegge di Shrapnel”.

Sabato 11 aprile Wu Ming 2 e Wu ming 5 hanno presentato “54” nella saletta conferenze della libreria Mondolibro di Torstrasse. Assoziation A ha curato la traduzione e la pubblicazione dell’edizione tedesca del fortunato romanzo storico originariamente uscito nel 2002. Wu Ming 2 ha spiegato com’è nata l’idea di “54”, il contesto storico internazionale dell’anno 1954 che fa da sfondo al libro su cui sono stati costruiti i filoni narrativi e le storie che lo compongono. Nell’acutizzarsi della guerra fredda, compaiono storie di personaggi lontani geograficamente e socialmente destinate ad incrociarsi: Cary Grant, il Maresciallo Tito, ex-partigiani bolognesi, agenti del Kgb e criminali italo-americani appena rimpatriati. A Wu Ming 5 il compito di approfondire la ricostruzione della realtà bolognese dell’epoca che è al centro della narrazione più “popolare”: il bar Aurora, le infinite discussioni politiche in una città simbolo del potere del Partito Comunista Italiano e le tendenze culturali del proletariato giovanile dell’epoca; proprio su questo tema il ballo popolare della Filuzzi praticato da uno dei protagonisti del libro, viene paragonato, per affinità nell’impatto culturale e nelle evoluzioni acrobatiche allo stile Northern Soul del nord dell’Inghilterra di fine anni Sessanta.

Copertina dell'edizione tedesca di 54

Domenica sera è stata la volta del Wu Ming Contingent, sezione musicale del collettivo bolognese. Un concerto che arriva ad un anno esatto dalla pubblicazione del loro primo disco “Bioscop”, uscito contemporaneamente al libro “L’armata dei Sonnambuli” ambientato al tempo del terrore giacobino: per ironìa della sorte, il live si è tenuto proprio al Marie Antoinette un club ricavato in ex-magazzino con vista sulla Sprea. La band non si è risparmiata e ha regalato un concerto elettrico ad alto impatto emotivo: brani come “Cura Robespierre”, “Socrates” e “La rivoluzione non sarà trasmessa su youtube” sono ormai rodati sul palco ed esprimono una carica espressiva difficile da ritrovare in certa musica militante. Durante la serata sono state presentate anche due nuove canzoni che entreranno nel prossimo album, questa volta dedicato interamente a figure femminili: “Hommage to Violet Gibson” dedicata alla donna che tentà di assassinare Mussolini e “Laila’s Blues” brano dolente, commovente ed intenso in cui viene declamata la storia di Anita Malavasi, partigiana reggiana dal nome di battaglia “Laila”.


Lunedì sera, per l’ultima tappa del tour berlinese, il collettivo Wu Ming ha parlato, cantato e suonato all’interno della Freie Universität Berlin. Introdotti dal Professor Bernhard Huß i Wu Ming hanno spiegato le nuove prospettive ed il loro attuale impegno letterario: da sempre schierati contro ogni tipo di vulgata e di monumento storico, i quattro autori stanno lavorando ad una antologìa di quattro testi frutto di diversi approcci all’utilizzo dei materiali d’archivio. Un progetto incentrato sulla Prima Guerra Mondiale, nell’anno del centenario dell’entrata in guerra dell’Italia, che si propone di indagare i coni d’ombra della storia, moltiplicare i conflitti contro ogni tipo di narrazione pacificata. Saranno storie di diserzioni, insubordinazioni, follìe di guerra e camuffamenti tratti da uno studio approfondito di lettere, testimonianze scritte, orali e materiali audiovisivi.

Subito dopo, con l’aiuto del resto del Contingent, Wu Ming 2 e Wu Ming 5 hanno presentato in anteprima Schegge di Shrapnel il nuovo progetto musicale del gruppo che accompagna la produzione del nuovo lavoro narrativo. Non un ritorno a Razza Partigiana, ma un “lato più oscuro”(dato che in più di una anticipazione sono stati tirati in ballo i Pink Floyd più sperimentali) rispetto al percorso dell’album “Bioscop”. Più che la forma canzone, viene privilegiata la forma della suite musicale, come in una rock-opera in cui però non c’è un vero protagonista e i testi emergono da lettere, poesie, racconti; prima ancora dell’arrangiamento musicale, sono appunto queste le schegge di conflitto e le contraddizioni, una specie di granata Shrapnel che deflagra e che parola dopo parola le conficca nella carne. E ad aumentare il potenziale “distruttivo” c’è la musica: in mezzo al proto-punk chitarristico, in questo lavoro c’è un forte accento sulla new wave. Sintetizzatore e campionamenti costruiscono atmosfere inquietanti per rendere al meglio la follìa della guerra che fuoriesce da ogni angolo della narrazione. Tutta la band porta l’ascoltatore in trincea per sentire e vedere la brutale carneficina, in una galleria di spettri persi tra il sangue ed il fango del conflitto bellico. Parlano quindi persone semplici, braccianti strappati dalla terra per essere buttati in battaglia, giovani soldati che impazziscono e si immaginano di vivere in uno spettacolo di finzione, o ancora ufficiali fanatici e arrivisti che mandano a morire migliaia di uomini in assalti fallimentari. Musicalmente qua e là si sente un’impronta di Manchester (quella dei Joy Division e dei New Order) come nell’apice del reading in cui si racconta la tregua del Natale 1914 con i soldati che per un giorno realizzano un “cessate il fuoco dal basso”, fraternizzando e capendo una volta per tutte la follìa della guerra.

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