Speciale “In città”: Il museo di Pergamo - Gli Dei salvati

Famoso in tutto il mondo per la sua collezione archeologica, il Museo di Pergamo, una delle attrazioni più popolari di Berlino, è visitato da oltre 1 milione di persone all’anno. Si erge con la sua mole imponente nell’Isola dei Musei ed è stato dichiarato dall’ UNESCO, insieme agli altri cinque edifici dell’ensemble, Patrimonio dell’Umanità. Il Museo di Pergamo è noto principalmente per la monumentalità dell’architettura esposta nelle sue sale e per l’ampia collezione archeologica, proveniente dai grandi scavi effettuati all’inizio del secolo scorso in Turchia, in Grecia e nel Medio Oriente. Molti reperti provengono anche da collezioni private che riempivano i castelli degli Hohenzollern e dei nobili berlinesi. Il Museo di Pergamo ospita pure delle mostre dedicate a temi particolari. Fino al 14 Agosto 2011, l’ala nord è sede della mostra ‘Die geretteten Götter’ (“Gli Dei salvati”). Infatti dopo cent’anni dalla scoperta del sito di Tell Halaf, in Siria settentrionale, si possono ammirare nuovamente le statue che decoravano un palazzo arameo di 3000 anni fa. Inserto speciale dell’archeologa Patrizia Camatta.

La costruzione del museo è stato completata nel 1930 per ospitare l’Altare di Pergamo, monumento ellenistico del II secolo a.C., riportato alla luce dagli archeologi tedeschi tra il 1878 e il 1886 durante uno scavo in Turchia e ricostruito nel museo stesso per opera di restauratori italiani che hanno lavorato insieme agli archeologi, mettendo insieme centinaia di frammenti.

Museo di Pergamo - Foto: Emilio Esbardo

L’altare fu fatto costruire da Eumene II in posizione dominante nella antica città di Pergamo. Quello che lascia attoniti non è solo la monumentalità della struttura ma anche il fregio che corre lungo lo zoccolo e che mostra la lotta tra i giganti e gli dei che incarnano le forze naturali del caos e dell’ordine.

Il Museo di Pergamo era destinato ad ospitare le grandi ricostruzioni architettoniche sulla base dei reperti trovati negli scavi archeologici. Infatti, oltre all’Altare di Pergamo, l’altra opera monumentale ricostruita al museo all’inizio del secolo scorso è la Porta del Mercato di Mileto. Mileto nell’antichità era una delle città più rilevanti della costa dell’Asia Minore e per la visita dell’imperatore Adriano nel 129 d.C. la città fece costruire una porta monumentale nell’Agorá.

Museo di Pergamo - Foto: Emilio Esbardo

Essa è, dopo l’altare di Pergamo, l’oggetto più ammirato al museo: è una maestosa facciata a due piani, alta quasi 17 metri che unisce il propileo greco, la porta ad arco e la facciata del teatro romano, combinando la tradizione architettonica greca ed ellenistica all’arte imperiale romana. Diversamente dall’ Altare di Pergamo, che di originale ha solo il fregio, la Porta di Mileto ha più del 60% di materiale originale.

L’altra opera monumentale esposta al museo è la Porta di Ishtar e la Via Processionale di Babilonia che fanno parte di una delle sette meraviglie del mondo dell’antichità. I due monumenti sono stati ricostruiti in base ai ritrovamenti effettuati all’inizio del secolo scorso nell’Iraq meridionale e portati a Berlino. La Porta di Ishtar, costruita dal re Nabucodonosor (VI sec. a.C.) costituiva l’accesso Nord alla città ed è riccamente decorata con mattoni smaltati policromi con raffigurazioni di draghi e tori in bassorilievo che rappresentano le divinità a cui la porta è dedicata. Infatti la porta aveva anche un significato rituale, poiché da essa partiva la Via Processionale che conduceva al tempio principale della città ed era teatro di una processione in cui venivano portate le immagini delle più importanti divinità babilonesi, accompagnate da un corteo festoso preceduto dai sacerdoti e dal re.

L’edificio colpisce il visitatore che si trova piccolo di fronte ad un monumento alto 15 metri e che ha più di 2500 anni. Al Museo di Pergamo si possono ammirare anche reperti che documentano le grandi civiltà scomparse dell’antica Mesopotamia, terra dove più di 6000 anni fa sono nate le prime città e dove è nata la scrittura. Simili collezioni si possono trovare anche ai musei del Louvre di Parigi, al British Museum di Londra e al Metropolitan Museum di New York.

Quello che rende unica la collezione del Museo di Pergamo è la gamma dei capolavori che spazia dalle civiltà dei regni dell’Anatolia fino all’antica Persia. Attualmente il Museo di Pergamo, insieme agli altri dell’Isola dei Musei, è oggetto di un grande intervento di restauro e riorganizzazione delle collezioni come pure di un collegamento tra i vari edifici.

Nel 2025 sarà così possibile ammirare le antichità della Mesopotamia, dell’antico Egitto, delle grandi civiltà della Grecia e di Roma e ancora delle culture dell’Europa senza uscire all’aperto.

di Patrizia Camatta 

  

Gli dei salvati

Il Museo di Pergamo ospita pure delle mostre dedicate a temi particolari. Fino al 14 Agosto 2011, l’ala nord è sede della mostra Die geretteten Götter (gli Dei salvati). Infatti dopo cent’anni dalla scoperta del sito di Tell Halaf, in Siria settentrionale, si possono ammirare nuovamente le statue che decoravano un palazzo Arameo di 3000 anni fa.

© Olaf M. Teßmer, Vorderasiatisches Museum-SMB

Il suo scopritore, il barone Max Freiherr von Oppenheim, intraprese tra il 1911 e il 1913 degli scavi nella antica Mesopotamia, scoprendo una civiltà allora sconosciuta, i cui sovrani avevano allestito il loro palazzo con statue monumentali in basalto raffiguranti divinità, grifi, sfingi e animali fantastici.

Il barone Von Oppenheim riuscì a portare a Berlino parte dei reperti che però non furono esposti al Museo di Pergamo, come originariamente pensato. Per mostrare l’intera collezione e le ricostruzioni architettoniche, i reperti vennero esposti in una fabbrica in disuso. Il riutilizzo di fabbriche come luogo per esposizioni d’arte è oggi molto in voga a Berlino.

Durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale anche il Museo venne colpito da una bomba che incendiò l’edificio e causò la frantumazione delle statue che erano rimaste incolumi per quasi 3000 anni.
Oppenheim nel 1944, dopo la distruzione del museo espresse il seguente pensiero:

“Sarebbe veramente bellissimo se i frammenti delle statue di pietra potessero in qualche modo essere raccolte e portate al Museo Statale per poter essere un giorno ricostruite. Nel caso di questa collezione si tratterebbe di un compito enorme, visto che le sculture sono state frammentate in moltissimi, spesso minuti pezzi.”

La mostra quindi racconta il ritrovamento del sito di Tell Halaf e la avventurosa storia del suo scopritore che dedicò la vita alla ricerca ed è annoverato tra uno dei più grandi archeologi tedeschi.

La mostra inoltre racconta di come sia stato possibile realizzare il sogno di Oppenheim, ovvero quello di assemblare più di 27.000 frammenti e di ricomporre 30 statue.

Purtroppo Oppenheim non ha potuto ammirare nuovamente le statue dopo il restauro che si è concluso da pochi anni. La mostra si inserisce perfettamente nella storia del Museo di Pergamo, che annovera importanti ricostruzioni architettoniche partendo da moltissimi frammenti, come l’Altare di Pergamo, la Porta di Mileto e la Porta di Ishtar.

La ricostruzione delle statue di Tell Halaf è opera di grande pazienza e maestranza di solo quattro persone che sono riuscite a far rinascere queste preziose opere, che da tanti anni erano state considerate perdute. Mostra da non perdere, dunque, con guide anche in italiano.

di Patrizia Camatta

Patrizia Camatta, nata a Pordenone nel 1979, si è laureata in ‘Lettere Antiche’ presso l’Università di Trieste e ha sostenuto la tesi in archeologia nel 2004. Ha conseguito il Master in ‘Conservazione dei Beni Architettonici’ all’Università di Architettura di Berlino nel 2010. Ha partecipato a scavi archeologici in Italia e attualmente collabora a due progetti archeologici in Siria. Ha lavorato con una borsa di studio della Comunità Europea presso il Museo di Pergamon di Berlino nel dipartimento del Vicino Oriente Antico. Attualmente é dottoranda in Archeologia del Vicino Oriente Antico presso l’Università di Berlino. È guida ufficiale al Pergamon Museum di Berlino.

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