Martedì 11 ottobre a Berlino, presso l’Istituto Italiano di Cultura, si è tenuta l’inaugurazione della mostra di Vittorio Gentile “Mito e Storia, 50 anni di sculture 1960-2011” con il patrocinio anche del Ministero degli Affari Esteri e della Fondazione Banco di Sicilia. L’inaugurazione della mostra ha coinciso con l’inaugurazione del mandato presso l’Istituto di Cultura del nuovo direttore il Prof. Aldo Venturelli. Oltre ad un pubblico numeroso ed entusiasta delle opere di Gentile e alle telecamere della Rai era presente anche l’Ambasciatore Michele Valensise con la sua consorte Elena di Giovanni.
Vittorio Gentile ha dedicato, con dedizione e costanza, la sua vita all’arte. Le sue sculture sono divenute immediatamente note ai critici e al pubblico. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti nazionali ed internazionali. Molti suoi lavori fanno parte di luoghi pubblici importanti come nella Piazza Unità D’Italia e a Villa Sperlinga a Palermo. Dopo il discorso introduttivo il signor Gentile mi ha concesso cortesemente un’interessante intervista riguardante la sua vita e la sua arte.
Signor Gentile, lei ha dedicato la sua vita all’arte?
Ho avuto una vita artistica intensa. Per lavoro ho viaggiato costantemente in differenti nazioni. La mia vita da scultore inizia nell’immediato dopoguerra, quando, da ragazzo, mi sono iscritto all’Istituto d’Arte di Palermo. Andavo in giro a prendere massi e colonne dalle chiese diroccate della città e realizzavo sculture. Mi ricordo ancora che, per questo motivo, venivo criticato dalla gente del quartiere, io però continuai con la mia attività. Ad appena 18 anni partecipai alla rassegna nazionale Alcide De Gasperi, dove accettarono due miei lavori sui tre presentati. Da quel momento la mia attività si intensificò molto. Cominciai ad utilizzare addirittura delle colonne con le incisioni di caratteri arabi di ex moschee, trasformate in chiese. Negli anni ’70 e ’80 ho partecipato a parecchi concorsi e a rassegne d’arte contemporanea a Parigi, che allora attraeva esattamente come Berlino oggi. Nel 1973 al museo Saarland di Saarbrücken cercavano un artista, le cui sculture si avvicinassero alle forme erotiche umane e mi scelsero per esporre le mie opere in contemporanea con i disegni erotici di Pablo Picasso. È stata una cosa molto carina. Dal ’79 le richieste dall’estero si sono moltiplicate. Ero sempre in giro in città come Stoccarda, Basilea, Marsiglia, Colonia, Innsbruck, Bordeaux. Otto giorni prima avevo, ad esempio, una mostra a Stoccarda e dopo tre giorni ero a Strasburgo. Trasportavo le mie sculture, incessantemente, da città in città. Mi è anche capitato di avere due esposizioni contemporaneamente. A Palermo mi chiedevano cosa facessi all’estero, erano scettici, mi criticavano perché lavoravo continuamente. Giorni fa, con mia moglie, riguardando le foto delle numerose esposizioni e opere, sono stato colto dal pianto e dall’allegria contemporaneamente. Mi sono chiesto quante sculture avessi realizzato! Adesso a Palermo ho uno studio all’aperto, vivo e lavoro a contatto con la natura. La cosa bella è che l’arte ti ripaga con delle carezze che sono dei riconoscimenti, che non credevi di ricevere. Inoltre ti porta a vivere piè serenamente, più in pace con te stesso. L’arte ha bisogno di libertà: libertà di spirito, libertà d’iniziativa, libertà di creare. Quando la creatività è libera si è capaci di realizzare tutto, si riesce ad esprimere se stesso e le proprie forme. L’uomo inventore è bello.
Quali temi tratta nelle sue opere e perché?
Tratto soprattutto la figura umana, perché è quella che si presta di più nella realizzazione delle grandi opere.
Perché ha scelto la scultura e non un’altra forma d’arte?
La scultura è più duratura nel tempo e soprattutto ha più risonanza, più rilevanza nel tempo. Un banale esempio sono le sculture dell’antico Egitto.
Quanta Sicilia c’è nelle sue opere?
Tutta la Sicilia. La Sicilia mi ha fornito la quantità di materiale indispensabile per il mio lavoro, come la pietra d’Avola e di Favignana.
Lei ha viaggiato molto, quali sono i luoghi /le città che l’hanno colpita di più?
Le città d’arte, dove io ammiro anche la capacità organizzativa di divulgare la cultura. L’arte se saputa sfruttare insieme al turismo può dare lavoro a molte persone, a molti giovani e far capire che nell’arte c’è un posto nella società.
Secondo lei il viaggio serve nello sviluppo umano ed artistico di una persona?
Sì serve molto. Anche nel dialogare con persone di culture ed idee differenti. Apre la mente.
A Palermo nella Piazza Unità d’Italia e a Villa Sperlinga lei ha collocato tre grandi sculture. L’arte può avere anche un influsso nella vita quotidiana dei cittadini, può assumere una funzione pubblica. Questo avviene quando si espongono opere in luoghi come piazze o strade, dove, volenti o nolenti, gli abitanti interagiscono con esse. Che cosa vuole comunicare lei ai cittadini con le sue sculture?
A Palermo sono state installate tante mie sculture pubbliche, che io avevo offerto al comune. A me dispiace che alcune cose non vengono realizzate nei quartieri periferici. Bisogna educare la periferia facendo delle attività culturali, con il supporto degli stessi sindaci. La scultura è forma. La forma educa l’uomo a comportarsi. Tutte le grandi opere sono una testimonianza di ciò che è successo nel passato, comunicano gli eventi che hanno portato al presente. Sono una testimonianza dell’evoluzione umana in un determinato ambiente.
Secondo lei i giovani artisti hanno più possibilità rispetto al passato ad inserirsi nel mondo artistico e a rendersi indipendenti come artisti? O consiglierebbe loro di trasferirsi all’estero?
Molti miei ex alunni abitano adesso in Germania. Lavorano tra Amburgo e Berlino, perché si sono resi conto che in Germania la cultura viene promossa molto più che in Italia, dove l’arte contemporanea non viene valorizzata. La contemporaneità è vita.
Lei era già stato a Berlino, quali sono le sue impressioni sulla città. Quali sono le sue caratteristiche principali?
È cambiata in meglio. Prima era vincolata alle vicende politiche. Ora la città è più libera. Si sta risviluppando.
Chi a livello umano ed artistico l’ha influenzata nel suo percorso di vita?
I lavoratori. Io sono per una società giusta. Facevo parte della CISL. Non bisogna pensare solo a se stessi come artisti ma essere vicini anche a quelli che soffrono. Bisogna aiutare quelli che stanno male.
testo e foto di Emilio Esbardo
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